Le concezioni della
Storia: il progresso
L'artista, chi è?
Nelle società libere dell'Occidente le figure del "poeta" o più in generale dell' "artista" è diventata un numero che fa parte della "folla". Non così capita, sta capitando, nei paesi autoritari come nella Russia di Putin. Dove il poeta o l'artista, se c'è, deve essere voce del potere.
Alla fine dell'Ottocento, Verga (che ornai vive a Milano) da intellettuale si accorge della perdita di centralità della cultura letteraria in favore della sociologia, dell'economia. In altri termini l'intellettuale tradizionale (il letterato) si accorge che per diffondere la sua visione è costretto a "vendere" sul mercato e a trasformare la sua arte, il suo testo letterario, in merce da immettere sul mercato. Per dirla in altri termine lo scrittore, il poeta si accorge di avere perso l'aureola, la sacralità di cui era circondato da più secoli.
L'aura
Aura, viene dal latino aura, e significa "soffio", in un certo senso soffio, brezza. Voleva indicare il diffondere magico dell'ispirazione presente in un corpo umano. Aura quindi come fascino e incanto che emana un corpo umano capace di produrre nei corpi sociali incanto e sacralità.
I giorni di fine Ottocento ed inizio Novecento appaiono come quelli della "mercificazione" dell'estetica, della bellezza dell'arte costrette, pure esse, a prendere coscienza che per essere ascoltati bisogna intercettare il mercato. La cultura si allinea alla nuova realtà aprendo alla produzione industriale dei libri, la riproduzione delle fotografie, all'uso del grammofono, dei dischi e più recentemente del Cd etc. etc.
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