Il monachesimo
(Fonte:
Atlante Storico Garzanti)
Il monachesimo sorge nell'Impero Romano d'Oriente (Egitto, Siria..) allo scopo di salvaguardare una rigida forma di cristianesimo con il soccorso di ideali ascetici ed eremitici.
S. Basilio il Grande, dal 370 metropolita di Cesarea in Cappadocia, fissa una regola vincolante per il monachesimo.
A partire dal 451, il Concilio di Calcedonia attribuisce ai vescovi la sorveglianza sui conventi che insistono sul territorio della loro diocesi. Ed ancora -da allora- il voto monastico impegna per tutta la vita.
Dal 370 comincia a sorgere il monachesimo occidentale (latino) sotto l'influsso della "Vita Antonii", testo tradotto dal greco.
Nel 529 Benedetto da Norcia fonda il monastero di Montecassino e fissa con la "Regula Benedict" la struttura del monachesimo occidentale; nella regola benedettina si fondono disciplina romana e antica tradizione monastica: stabilitas loci (obbligo di residenza nel monastero) in voluto contrasto con gli asceti vaganti; conservatio morum (povertà e castità); oboedientia (sottomissione all'abate). Viene messo l'accento sul lavoro manuale (Ora et labora) e si invita alla moderazione delle pratiche ascetiche. I Benedettini sono tenuti all'ospitalità, alla cura dei poveri e all'insegnamento nella scuola del monastero.
I monasteri diventano centri di cultura (raccolta e conservazione della letteratura e della storiografia antica; accanto al lavoro intellettuale l'allevamento del bestiame, la coltura dei campi e delle viti). Appoggiata da Gregorio Magno e Carlo Magno la regola benedettina prevale in Occidente.
(Segue)
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