A leggere i giornali la Russia di Putin si avvia a passi da gigante verso il default del proprio debito pubblico contratto all'estero.
Mercati e investitori occidentali adesso stanno in ansia.
Il mancato pagamento delle cedole in scadenza, già da mercoledì, farebbe partire il termine (trigger event) di 30 giorni (grace period) affinché il default del "paese" sia ufficialmente formalizzato.
In circostanze simili del passato, il periodo era denso di trattative che, nel caso specifico sarebbe oltremodo complicato vista la contemporaneità degli eventi bellici.
Il decreto russo di ripagare in valuta locale anche i titoli emessi originariamente in dollari o euro per le nazioni che hanno sanzionato la Russia sta creando incertezza di tipo legale. Ed intanto altre scadenze sono vicine e hanno problemi sostanzialmente simili.
In conseguenza delle sanzioni internazionali, Mosca non può più accedere a gran parte delle riserve estere della Banca Centrale e non può finanziarsi sui mercati. Se il governo russo tra due giorni non pagherà i creditori avrà poi a disposizione 30 giorni di tempo per provvedere a rientrare. Ma se non dovesse riuscire a pagare nemmeno dopo questo periodo cuscinetto, scatterebbe l’insolvenza formale. Mosca ha deciso che lo Stato potrà ripagare in rubli il debito verso i creditori dei Paesi ostili (tra cui figura anche l’Italia), ovvero quelli che hanno adottato sanzioni nei suoi confronti. I creditori verrebbero ripagati in rubli presso la cassa di compensazione russa ma i soldi sarebbero a tutti gli effetti bloccati e non disponibili visto che le sanzioni non permetterebbero di cambiarli in dollari o in euro.
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