Realtà sociale,
Aspettative,
Ricordi.
La vicenda della vita di ciascuno di noi scorre lungo i binari della storia, ora lentamente e ora vorticosamente. Quando proviamo a riflettere sul tempo trascorso mai conseguiamo e mai percepiamo la completezza degli eventi e la modalità con cui essi sono accaduti. E’ come la sequenza di un film, le immagini che conserviamo non sono mai, non costituiscono mai, la sequenza reale, vera di svolgimento della pellicola. Questa stessa riflessione vale nel tentativo di voler evocare anni lontani.
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| Flash sul contesto umano e sociale delle aree interne della Sicilia nei primi anni’50 La società contadina in Sicilia negli anni '50 era caratterizzata da una profonda arretratezza e da forti disuguaglianze, con il latifondo che dominava le campagne e un'alta percentuale della popolazione impiegata nell'agricoltura, spesso analfabeta e in condizioni di grande precarietà. In questo contesto la mafia, riapparsa a giocare un ruolo dal dopoguerra, divenne sempre più importante, intrecciando legami con il potere agrario e politico e sfruttando le tensioni sociali per accrescere la propria influenza. |
Ciò che riporteremo in queste pagine vorra’ essere la conclusione della vicenda “Blog” dopo meno di un ventennio di pubblicazioni. Attraverso l’esperienza individuale dell’autore e non solo di lui, e attraverso selezioni, dimenticanze e probabilmente qualche incompletezza sulla natura di ciò che fu la società contadina e su come è stata vissuta al suo interno, arriveremo quindi a chiudere l’esperienza de “Il Contessioto”.
E’ ovvio che lo stile individuale di scrivere di ciascuno crea discrasia rispetto alla personale e reale esperienza di vita vissuta. Eppure e’ opportuno riportare i ricordi degli anni cinquanta e sessanta del Novecento, di chi da ragazzino osservava una società fondata da presupposti storici ritenuti ovvi, e che in pochi -allora- osavano giudicare ingiusti e umanamente inaccettabili sotto più sfumature. A Contessa, quando chi scrive era ragazzino con appena dieci anni di età si sentiva dire che da noi, a Contessa, la Mafia non c’era, che essa stava solo a Corleone.
Solo anni dopo qualcuno mi spiegò, un antropologo divenuto famoso al livello mondiale, Anton Blok, che quando si dice, o si scrive, che la Mafia non c’è significa che essa è diffusissima in ogni ganglo della società. Noi siciliani sappiamo tutti, fin dalla nascita, che mafia e politica sono per troppo tempo andati a braccetto e, essendo vissuti per troppo tempo da cittadini precari, abbiamo sempre avuto bisogno delle amicizie per sopravvivere. “Tintu cu un avi amici”, si diceva fino a ieri in piazza. Per scuotere le coscienze ci sono voluti tanti eventi, non secondaria la scoperta dei differenti stili di vita appresi dai nostri emigrati in Germania, Svizzera, Francia e altrove.
E pero’ ancora oggi se non conosci nessuno che conti, nessuno che ti ritenga amico, per te i diritti costituzionali del lavoro regolare con i contributi, le festività etc. rischiano di restare scritti sulla carta. Devi essere veramente “amico” per ottenere ciò’ che ti spetta. Certo! molte incrostazioni del vecchio mondo sono state rimosse col crescere di nuove e diverse coscienze. E grazie sopratutto all’aumentata fascia dei giovani con studi superiori. I quali, però, per realizzarsi, attendono di emigrare, quando noi qui avremmo bisogno proprio di loro.

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