Per chi oggi è ultrasessantenne l’immagine forse dice qualcosa
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| Il forno a legna fino agli anni cinquanta/sessanta del Novecento era frequente nelle abitazioni contadine. |
Per molte famiglie contessiote fino al gennaio 1968 lo stile di vita si condensava all’interno della società contadina fino ad allora assolutamente prevalente, sebbene l’assetto da almeno un decennio andava subendo forti contraccolpi dall’accentuata emigrazione verso il Nord Europa, da quando era stato istituito il MEC, Mercato comune europeo.
Nella casa contadina tradizionale esistevano strumenti e utensili necessari per la lavorazione della farina e per la preparazione del pane. Generalmente quando una ragazza andava in sposa portava come parte del corredo gli strumenti e gli utensili necessari per la lavorazione della farina e per la preparazione del pane. Sì trattava di: setacci, madie, canestri e attrezzi per il forno (facevano parte del corredo che la sposa portava al momento del matrimonio, compreso il saper fare connesso all’uso di quell’apparato strumentale).
Fare il pane in casa era competenza esclusiva e specifica femminile. Alla donna toccava dare forma e sostanza al grano già macinato e divenuto “farina sciolta”. Fino a quando il grano era seme, erba, spiga l’uomo era soggetto unico dei campi da arare, da mietere e poi dei lavori nell’aia fino al trasporto nei mulini per ottenerne farina. La donna entrava nel circuito lavorativo nello spazio domestico e nei lavori quotidiani fra cui rientrava quello della panificazione.
Chi oggi è avanti negli anni può ricordare che la panificazione era occasione e orgoglio delle case contadine e sopratutto una sorta di vanto della padrona di casa.
(Segue)

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