Essere Religiosi
Generalmente per gli uomini di fede (religiosi) si vuole intendere che "Dio" sta all'origine e al fine (allo scopo) dell'esistenza di ciascuno e che, quindi a Lui si deve adorazione. Se Egli è all'origine di tutto e di tutti, di ciascun uomo, a Lui si deve lo stesso amore e rispetto che si ha per se stesso.
Per altri, e sono tanti, la "religione" sarebbe semplicemente una distrazione per le masse e pertanto al prossimo che non stimano o che crea loro problemi si può benissimo augurare qualsiasi brutto destino, la morte compresa. Non mancano persino coloro che il divino lo assimilano alle streghe a cui -talvolta- si avvicinano per consultarle in quanto detentrici della "sapienza", oppure, di contro, per bruciarle vive. Non mancano, e sono tanti, coloro che non credono e che comunque stimano e rispettano sia i credenti che i non credenti.
L'essere religiosi conduce a ritenersi detentori di un'anima, di essere rispettosi del comando di generare la vita -ovvero- di restare celibi per tutta la vita, di rispettare il silenzio o di parlare per tutta la vita. Nell'esperienza storica ha implicato ed implica, anche, di recarsi in Moschea il venerdì, in Sinagoga il sabato o in Chiesa la domenica. Può significare di pregare, meditare, andare in tranche, costruire la Basilica di San Pietro, il Tempio d'oro oppure la grande Piramide. Ed ancora può significare andare in pellegrinaggio verso luoghi sacri, convertire gli altri, e -in passato- ha significato anche possedere il dono dell'ispirazione per creare musica, arte, icone con massima creatività o talora con meschini sentimenti.
L'essere religiosi, nell'esperienza storica, ha mille (e forse più) sfaccettature; non esiste un modello unico.
Ci fermiamo per intanto qui.
Nessun commento:
Posta un commento