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sabato 16 settembre 2023

Nostri giorni. Le diseguaglianze territoriali


L'Italia, paese, in buona sostanza, privo di materie prime, ha affinato nei secoli l'abilità nei traffici marittimi, nel commercio e nella finanza. Nel XV secolo, quello in cui contemporaneamente giunsero nel Meridione i primi nuclei di profughi arbereshe, la parte centrale e settentrionale del Paese raggiunse i vertici mondiali della ricchezza. 

 La ricchezza non arrivò solamente dall'attività manifatturiera, commerciale e finanziaria, ma anche dalla stessa agricoltura. Il tutto si riuscì a fondarlo, in quell'era rinascimentale, su un avanzato, in relazione al tempo, "diritto commerciale" e sulle conseguenti avanzate istituzioni finanziarie che sostenevano traffici e servizi. 

 Per la riflessione di noi che viviamo nel XXI secolo e che frequentemente  immaginiamo (e che addirittura leggiamo)  che il divario Nord-Sud sia questione risalente al post Unità portataci dai garibaldini nel 1860, è  interessante prendere atto che la parte centro-settentrionale della penisola, già nel Cinquecento, grazie all'imprenditorialita' e allo sviluppo di  laboriose botteghe, riuscì ad affermarsi nell'intero mondo fino ad allora conosciuto come polo più ricco e dinamico d'Europa.

 Perché mai -ci chiediamo conseguentemente- quello stesso modello evolutivo ed avanzato non ha mai avuto estensione nella parte meridionale della Penisola? nella parte in cui per dedicarsi ad una agricoltura arcaica e povera furono accolte varie decine di migliaia di profughi arbereshe, fuggiti dalla soggezione turca nei Balcani?

Perchè mai a distanza di 5-6 secoli continuano ad esistere le due Italie? 

Sono interrogativi che noi meridionali non riusciamo a sciogliere o, per essere sinceri, non vogliamo sciogliere.

(Segue)


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