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lunedì 18 settembre 2023

Per il Corriere della Sera, Pio XII sapeva della Shoah

Da decenni, dalla fine della seconda guerra mondiale, storici, politici, giornalisti e gran parte dell’opinione pubblica impegnata si sono interrogati se il Vaticano, in particolare Pio XII, sapesse ciò che accadeva nei campi di sterminio nazisti. 

È di questi giorni il rinvenimento e la diffusione su alcuni mezzi di informazione pubblici di una lettera ingiallita, datata 14 dicembre 1942, che conferma che il pontefice Pio XII era a conoscenza dei crimini compiuti dai nazisti nei campi di sterminio. 

 A far conoscere il rinvenimento della lettera e’ l’archivista vaticano Giovanni Coco, che ne parla su «la Lettura» del 17 settembre, rivista dell’Editrice del Corriere della Sera, intervistato dal noto giornalista Massimo Franco. 

  La lettera (che si ritiene sia la prima di tante altre ad essa conseguenti), firmata dal gesuita tedesco antinazista Lothar König indirizzata al segretario particolare del Papa, il tedesco Robert Leiber, cita il forno crematorio delle SS nel lager di Bełzec, situato in territorio della Polonia occupata dai tedeschi, e menziona anche il campo di Auschwitz, oggetto di un altro rapporto che  ad oggi nell’archivio Vaticano non è stato reperito.

  Si tratta di documentazione che comincia finalmente ad emergere su quella che gli storici definiscono la  soluzione finale voluta da Adolf Hitler per annientare completamente l’ebraismo europeo. Per l’archivista che ha rinvenuto la lettera, questa «rappresenta la sola testimonianza di una corrispondenza che doveva essere nutrita e prolungata nel tempo». Si tratta quindi di una prova fondamentale circa l’esistenza di un flusso di notizie sui delitti nazisti che giungeva alla Santa Sede in contemporanea con l’attuazione del genocidio e nella lettera si legge che nell’«altoforno» presso Rava Rus’ka, cioè a Bełzec, «ogni giorno muoiono fino a 6.000 uomini, soprattutto polacchi ed ebrei». 

Gli storici da tempo alimentano il dibattito sul silenzio di Pio XII di fronte ai crimini di massa del Terzo Reich: ed in ballo c’è il suo processo di beatificazione, avviato nel 1967 ed ormai assai controverso all’interno stesso della Chiesa cattolica.

A questo punto è  indubbio che durante la Seconda guerra mondiale, mentre in Vaticano giungevano notizie sempre più numerose e dettagliate sulle atrocità compiute dai nazisti, Pio XII preferì tacere, o al massimo esprimere in termini generici la sua pena. Una condanna esplicita del Terzo Reich e del regime non venne mai formulata dalla Santa Sede, né mai Pio XII indicò chiaramente gli ebrei come vittime dello sterminio in corso. Più deciso nel manifestare l’ostilità verso l’ideologia razzista e neopagana del regime hitleriano si era dimostrato il predecessore Achille Ratti, Pio XI.

L’intervista del funzionario Vaticano Coco resa al giornalista del Corriere  Franco, rende adesso impossibile sostenere che Pio XII non fosse sufficientemente informato circa il trattamento disumano che i nazisti riservavano alle loro vittime nei campi di concentramento dislocati in Polonia. Persino un gesuita tedesco aveva -quindi- fornito al Vaticano solidi elementi per comprendere quale orrore si andasse perpetrando nel cuore dell’Europa.

(Il testo è frutto di ampia sintesi dell’articolo del giornalista Franco, del Corriere della Sera).

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