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sabato 23 settembre 2023

Economia, Politica, Democrazia (5)

La Contemporaneità 

Il periodo napoleonico

Nel dicembre 1816, con
la Legge fondamentale del
 Regno delle Due Sicilie,
Ferdinando, fino ad
allora III di Sicilia e IV di
Napoli, istituì una nuova
entità statuale, il Regno
delle Due Sicilie e, come
Ferdinando I, assunse
il titolo di Re del Regno
delle Due Sicilie.

La Sicilia durante il periodo delle guerre napoleoniche non conobbe l'occupazione francese. Dal 1806 al 1810 a difesa del Regno borbonico di Ferdinando IV, che trasferì nell'Isola la corte da Napoli, arrivarono qui vari continenti militari inglesi. In conseguenza, nell'Isola non fu intrapresa alcuna "riforma" razionalistica che interessò su iniziativa francese il Meridione della penisola. Il plenipotenziario inglese,  lord Bentinck, influenzò alcune iniziative che successivamente i patrioti unitari portarono avanti fino all'unificazione garibaldina del Paese Italia.  

 

Re Ferdinando promulgò nel 1812 una Costituzione che introduceva, ricalcando il modello inglese,  un regime bicamerale e decretò l'abolizione del feudalesimo . Questa Costituzione, tuttavia, al contrario di quanto accaduto nel resto d'Italia, fu condizionata dalla presenza delle armate napoleoniche, ma non alterò  granché il regime fondiario. Nella sostanza fu tolto il ruolo "pubblicistico" nell'Amministrazione statuale e nei Municipi di cui, peraltro, gli aristocratici non amavano  più svolgere il ruolo. 

Dopo la sconfitta di Gioacchino Murat e delle armate napoleoniche i Borboni tornarono a Napoli e l'autonomia di cui la Sicilia godette nel periodo delle guerre napoleoniche venne meno, giusto i decreti che Ferdinando IV  emise nel 1816 e con cui unificava la Sicilia al Regno di Napoli (=il Regno delle Due Sicilia). E, conseguentemente,  assunse il nome di Ferdinando I.

Il periodo di permanenza in Sicilia della Corte borbonica vide il ceto dirigente  (gli aristocratici) svolgere un ruolo avanzato (progressista?), ma tuttavia alla maniera gattopardesca. In quel ceto maturò infatti la convinzione  che fosse opportuno modificare l'ordinamento istituzionale per adattarlo alle realtà  politiche e sociali affermatesi al seguito delle armate napoleoniche nel resto della penisola. Gattopardescamente, essi si adoperarono perché non venisse messo radicalmente in discussione il predominio sociale  e politico dell'aristocrazia e della borghesia terriera.(Segue)

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