La Contemporaneità
Il periodo napoleonico
Nel dicembre 1816, con la Legge fondamentale del Regno delle Due Sicilie, Ferdinando, fino ad allora III di Sicilia e IV di Napoli, istituì una nuova entità statuale, il Regno delle Due Sicilie e, come Ferdinando I, assunse il titolo di Re del Regno delle Due Sicilie. |
Re Ferdinando promulgò nel 1812 una Costituzione che introduceva, ricalcando il modello inglese, un regime bicamerale e decretò l'abolizione del feudalesimo . Questa Costituzione, tuttavia, al contrario di quanto accaduto nel resto d'Italia, fu condizionata dalla presenza delle armate napoleoniche, ma non alterò granché il regime fondiario. Nella sostanza fu tolto il ruolo "pubblicistico" nell'Amministrazione statuale e nei Municipi di cui, peraltro, gli aristocratici non amavano più svolgere il ruolo.
Dopo la sconfitta di Gioacchino Murat e delle armate napoleoniche i Borboni tornarono a Napoli e l'autonomia di cui la Sicilia godette nel periodo delle guerre napoleoniche venne meno, giusto i decreti che Ferdinando IV emise nel 1816 e con cui unificava la Sicilia al Regno di Napoli (=il Regno delle Due Sicilia). E, conseguentemente, assunse il nome di Ferdinando I.
Il periodo di permanenza in Sicilia della Corte borbonica vide il ceto dirigente (gli aristocratici) svolgere un ruolo avanzato (progressista?), ma tuttavia alla maniera gattopardesca. In quel ceto maturò infatti la convinzione che fosse opportuno modificare l'ordinamento istituzionale per adattarlo alle realtà politiche e sociali affermatesi al seguito delle armate napoleoniche nel resto della penisola. Gattopardescamente, essi si adoperarono perché non venisse messo radicalmente in discussione il predominio sociale e politico dell'aristocrazia e della borghesia terriera.(Segue)
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