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lunedì 25 settembre 2023

Riflessioni sul territorio agrario di Contessa Entellina

Antico casolare,
tipico delle
campagne del
corleonese
fino al periodo
del terremoto
'68.




Il Feudalesimo e la Chiesa

nell'area del Corleonese


Nel corso del Seicento e pure nella prima metà del Settecento i terreni di proprietà della Chiesa concessi ad enfiteusi, in territorio di Corleone occupavano il 61% della superficie degli 80 tra feudi e latifondi che insistevano sul territorio, pari al 49,3% dell’intero territorio comunale considerato pari a 25mila ettari (il territorio di Corleone comprendeva, allora, quello dell’attuale comune di Roccamena).


La Chiesa allora conseguiva numerosi lasciti di privati e in numerosi casi essa stessa acquistava interi latifondi da privati.

Dalla metà del ‘500 sino all’espulsione dalla Sicilia (1767),  i soli gesuiti possedevano un patrimonio di circa 45mila ettari.


A proposito dell’espulsione dalla Sicilia dei Gesuiti ci capita -inoltre- di leggere che il primo ministro Bernardo Tanucci aveva pensato di lottizzare sia i feudi che le altre proprietà dell’ordine in piccole quote da concedere in enfiteusi ai contadini senza terra (=gente di campagna, li definiva lui), allo scopo di diffondere la “piccola proprietà”. 


L’intenzione del Tanucci, che era in linea con quanto accadeva e comunque emergeva dal dibattito europeo dell'epoca, alimentato nella penisola soprattutto dagli illuministi del Sud (napoletani, soprattutto), ebbe un molto relativo successo. Avvenne, sorprendentemente, che quella “riforma agraria”, di quasi due secoli anteriore a quella messa in atto dalla Regione Sicilia negli anni cinquanta del Novecento, non ebbe molto successo. Dei 3.229 contadini assegnatari di 28.625 ettari di terra (55-60% dell’asse fondiario sottratto ai Gesuiti siciliani), molti di essi furono abbandonati ed altri sottratti con la forza per essere ceduti -in blocco- o in grandi lotti a feudatari laici, primo fra tutti il marchese di Sambuca, che riusci' ad ottenere i feudi migliori.


Il prof Renda, storico siciliano, a proposito della vicenda dell’asse gesuitico, ha scritto interessantissime pagine ed avremo modo di capire il perché quella riforma non sortì effetti.


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