Pavel Aleksandrovic Florenskij: è una delle figure più significative e sorprendenti del pensiero religioso russo, oggi riscoperto in gran parte d’Europa (dopo oltre cinquant'anni di oblio) come uno dei maggiori pensatori del Novecento. Florenskij è anzitutto un filosofo della scienza, fisico, matematico, ingegnere elettrotecnico, epistemologo, ma anche filosofo della religione e teologo, teorico dell’arte e di filosofia del linguaggio, studioso di estetica, di simbologia e di semiotica. A poco a poco, in questi ultimi anni, sono tornate alla luce parti considerevoli della sua vastissima eredità culturale, lasciando emergere la statura di vero e proprio “gigante” del pensiero filosofico, teologico e scientifico, al punto da fargli meritare una esplicita menzione nella Fides et ratio (cfr. n. 74). Già nei primi decenni di questo secolo, diversi pensatori russi hanno parlato di lui come di un “Pascal russo”, la cui opera andrebbe posta a fianco a quella di Agostino; più frequentemente è stato definito il “Leonardo da Vinci della Russia” (S. Bulgakov, N. Losskij), che brilla per la sua “genialità”.
Nascita: 22 gennaio 1882
Morte: 8 dicembre 1937 (fucilato in pieno regime stalinista)
Vita ecclesiale
Non esiste il concetto dell’ecclesialita’,
Ma esiste l’ecclesialita’ stessa e per ogni
membro vivo della Chiesa la vita ecclesiale
è la cosa più certa è percepibile che egli
conosca. Questa vita ecclesiale è attinta
solo dalla vita, non dall’astrazione, ne’ dal
raziocinio. Se poi si devono applicarle dei
concetti, i più appropriati saranno quelli
biologici ed estetici, non quelli giuridici
e archeologici. Quale il criterio che
legittima questa vita? La bellezza.
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