La Contemporaneità
Il periodo napoleonico
Tornano i francesi con la -da loro controllata-
Repubblica Cisalpina. Vengono smembrati i feudi nel Nord Italia.
Le imposte, in quell’alba dell’Ottocento, riportavano denominazioni abituali alle orecchie dei nostri padri e nonni e alcune pure a quelle dell’attuale generazione: sovrimposte fondiarie, imposte indirette su sale, tabacco, bolli. A fronte di una inflazione che galoppava al ritmo giornaliero fu imposto dalla Repubblica Cisalpina il blocco sulle vendite delle derrate agricole.
La crisi finanziaria da inflazione, non fu frutto solamente della politica dei francesi; durante la precedente occupazione russo-austriaca il governo ritirò la carta moneta unica in circolazione accettandola ad 1/3 del valore nominale. Alimentando per questa via la grande sfiducia generale. In un clima molto confuso il governo napoleonico successivamente frammentò l’estensione dei feudi e li vendette, a piccoli lotti. Sta in questa determinazione napoleonica -di poco più di due secoli fa- l’abolizione del feudalesimo nel Nord Italia, e invece la sua permanenza, fino a “ieri”, nel Sud Italia.
A Sud
Nel Sud Italia il governo borbonico, dopo la ritirata dell’armata napoleonica nel 1799, si adoperò per il risanamento delle finanze pubbliche emettendo debito pubblico remunerato al 3 per cento, col quale si poteva accedere all’acquisto di feudi o lotti agricoli già espropriati agli enti ecclesiastici dal precedente governo francese. È in questo nuovo contesto che viene istituito una sorta di Banco dello Stato, unico autorizzato ad emettere carta moneta (=corso forzoso). In questa nuova circostanza va colta la fine della circolazione delle monete d’oro o di altre materie pregiate. Solamente il Banco dello Stato fu -da allora- infatti autorizzato ad emettere nuova moneta
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