il novecento
Un blog piccolo e di periferia quale è il nostro non si propone di certo di sviluppare tutti i tratti caratterizzanti un secolo di vicende di un grande Paese, quale è l’Italia; tuttavia ampli stralci dei passaggi caratterizzanti la Storia nazionale possono essere sollevati e riportati alla riflessione per, quanto meno, invogliare gli appassionati a dedicarsi poi a successive ricerche personali.
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Quella guerra insensata,
tanto quanto tutte le guerre
Il 3 novembre 1918 viene firmato l’armistizio di “Villa Giusti”, a Padova, fra l’Impero austro-ungarico e l’Italia, entrato in vigore a partire dal giorno successivo, il 4 novembre.
Svanisce per centinaia di migliaia di soldati l’incubo di un ulteriore inverno in trincea. Centinaia di migliaia di uomini finalmente possono tornare a casa, nelle proprie famiglie. Non si trattava di uomini singoli, giovani figli di famiglia, no. Ad essere arruolati per partecipare alla “grande guerra” erano stati persino capi di famiglia con moglie e cinque figli minorenni a carico. Non lo abbiamo letto solamente sui libri di Storia, lo sappiamo per averlo ascoltato dalle parole dirette dei nonni, loro stessi inseriti nella lista degli arruolati che, allora, veniva compilata dai Comuni e quindi si prestavano ai piu' disparati capricci. Bastava non essere amico del Sindaco di allora per finire nelle trincee dell’altopiano della Bainsizza, nei pressi dell’Isonzo e non lontano da Gorizia.
La riflessione
La prima guerra mondiale fu un’esperienza bellica caricata sulle spalle delle allora numerose masse contadine che del conflitto hanno sostenuto senza alcun dubbio il peso maggiore.
Il presidente del Consiglio Orlando e il predecessore Salandra che aveva iniziato l’intervento in guerra nel 1915 ebbero a dichiarare a conclusione del conflitto che non di guerra si era trattato ma di una rivoluzione; per Orlando addirittura di grande rivoluzione politica e sociale. Per quella classe politica l’avvenire sarebbe stato sgombro di ostacoli grazie alla concordia e al premio che sarebbe stato assegnato con la vittoria.
Noi sappiamo che quella classe politica invece apri’ le porte al Fascismo.
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Il Monumento al milite ignoto
Durante la prima guerra mondiale i caduti in battaglia furono oltre 600mila e i corpi di molti di essi non furono nemmeno ritrovati, dispersi sulle montagne del fronte italiano. Nel 1921 fu deciso di inumare la salma senza nome di uno dei soldati morti durante il conflitto mondiale e di seppellirlo nell’altare della patria a Roma. Durante la celebrazione del 4 novembre di quell’anno furono collocate una serie di catafalchi di anonimi soldati sotto l’altare in piazza Venezia. A una delle madri che aveva perso il figlio nel massacro della grande guerra e la cui salma non era mai stata ritrovata fu affidato il compito di scegliere una delle bare che fu quindi tumulata sull’altare stesso. Con questo gesto si intese commemorare la memoria di tutti coloro che combatterono per la patria nel corso della prima guerra mondiale. Il milite ignoto della grande guerra è sempre sorvegliato da due soldati dell’esercito italiano e accanto al monumento brucia in permanenza una fiamma.
I nomi dei contessioti caduti in guerra sono riportati sulle lastre marmoree affisse sul prospetto della Chiesa del Purgatorio, in Piazza Umberto.
(Segue)
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