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sabato 30 settembre 2023

Quando le superstizioni, la diffidenza, l’ignoranza prevalgono sulla Scienza.

Il brano

 che segue è uno stralcio 

da un più ampio testo di Daniele Rielli

Hawaii a fuoco o Xylella: fake news e complotti piacciono perché indicano un bersaglio


sul Corriere della Sera

. . . 

 Sto parlando dell’epidemia di Xylella.

 Xylella è un batterio delle piante che viene individuato nell’agro di Gallipoli nel settembre del 2013. È il primo ritrovamento in Europa, il batterio è un pericoloso patogeno da quarantena, per cui le norme internazionali sono chiare: bisogna distruggere le piante infette e tutte quelle attorno. Si tratta di alcune migliaia di ettari, un territorio piuttosto esteso, ma non ci sono alternative: se non si agisce con tempestività le conseguenze saranno peggiori di diversi ordini di grandezza. In quel momento il Salento è sostanzialmente una monocultura di ulivi, milioni dei quali secolari, e proprio gli ulivi, fra tutte le piante colpite dal batterio, sono quelle che mostrano i sintomi più severi. Agire con rapidità significa quindi anche tutelare un patrimonio agricolo e paesaggistico straordinario e insostituibile.

Sul territorio si incominciano però rapidamente a diffondere tutta una serie di teorie del complotto che sostengono che il problema non esista o sia un processo reversibile. Si parla di avvelenamento dei terreni, della diminuzione di materiale organico nel suolo, di lebbra degli ulivi, di acque di irrigazione inquinate, di un fantomatico piano della multinazionale Monsanto per sostituire gli alberi secolari del Salento con degli alberi transgenici, dell’eccesso di vento di scirocco, del piano per costruire un gigantesco villaggio turistico a Gallipoli, di misteriosi avvelenatori che di notte si aggirano fra le piante con indosso delle tute anticontaminazione bianche. Niente di tutto questo è vero, neppure lontanamente. Eppure il vento del dubbio si diffonde sui social network, prende forza nelle piazze, trova consensi fra i politici e convince anche la magistratura che nel 2015 sequestra gli alberi destinati al taglio a nord di Lecce e indaga i ricercatori che hanno scoperto la malattia.

Quanto sia fondata l’indagine ce lo dice il fatto che verrà archiviata senza neppure arrivare a processo, nel frattempo però gli scienziati saranno rimasti per lunghi anni accusati di crimini gravissimi, come diffusione colposa di malattia delle piante. Nello stesso periodo l’epidemia è avanzata quasi indisturbata e dai 6-7 mila ettari iniziali ha distrutto tutti i 95 mila ettari di uliveti del Salento per poi passare alla provincia di Brindisi e sbarcare recentemente nella provincia di Bari. In questi anni sono morti 21 milioni di ulivi e molti, è certo, moriranno nei prossimi anni. Aver perso all’inizio la chance di contenere la malattia all’interno di un territorio ristretto ha avuto conseguenze devastanti nel prosieguo della crisi. Ho raccontato questa storia nel libro Il fuoco invisibile (Rizzoli, 2023), un «romanzo del reale» dove attraverso le vite vere di alcune persone chiave ricostruisco questa tempesta perfetta. Il titolo è dovuto all’effetto di Xylella sugli ulivi, simile a quello di un incendio: le piante appaiano bruciate, ma in realtà non c’è stata alcuna combustione.

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