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venerdì 29 settembre 2023

Riflessioni sul territorio agrario di Contessa Entellina

 Non è facile, allo stato delle ricerche archivistiche attuali, ricostruire l’assetto umano, socio-economico e civile del Cinquecento contessioto. Si era nella fase di costituzione della realtà comunitaria locale, che peraltro presentava un quadro fluido fra nuclei familiari che si spostavano da Contessa a Palazzo Adriano o Piana e viceversa. Si trattava comunque di comunità che attendeva di trovare condizioni e basi solide per il proprio vivere e quello dei discendenti. Sicuramente i Cardona-Peralta avevano indirizzato i profughi arbereshe al fine di vitaliziare il tessuto agricolo-produttivo dell’area di Calatamauro e non tanto tenendo d’occhio le necessità e le propensioni professionali dei nuovi arrivati dall’area greco-albanese dei Balcani. 

Sciacca, uno dei centri-politici- cinquecenteschi, per qualche tempo sede della signoria dei Cardona-Peralta, era, grazie anche al porto, un centro attivo di produzione oltre che piazza importante di importazione (per la successiva distribuzione sul territorio). L’attività artigianale era vitale nella cittadina in quanto era pure al servizio dell’entroterra ed ancora oggi la ricerca storica è dedita ad esplorare quali comparti e quali tecniche di produzione erano in uso nella cittadina, sede per un certo periodo persino di una zecca, propria della locale Signoria feudale.

 È certo comunque che l’artigianato locale era florido, seppure privo di qualsiasi ruolo civico, competenza esclusiva dei Signori feudatari. Era quello tempo in cui l’economia siciliana ed il ruolo politico si identificavano con il feudo e la ricchezza era identificata con le risorse agrarie. Gli arbereshe per la conservazione della loro identità poterono, per qualche tempo, contare sull’arcivescovato Greco-ortodosso che allora conservava la sede di Agrigento. Il metropolita apparteneva alla giurisdizione dell’Arcivescovo di Achrida (Ohrid) oggi Stato della Macedonia, su delega del Patriarca di Costantinopoli, per la cura spirituale delle comunità greche e albanesi di rito bizantino, nei primi decenni del sec. XVI.

(Segue) 

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