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lunedì 26 dicembre 2022

Sulla vita felice, secondo Seneca

 E' negli ultimi anni di vita che Seneca (filosofo, 4 a.C. - 65 d.C.) compone il saggio Sulla vita felice, la raccolta di precetti per trovare la felicità di fronte al caos del mondo. Il saggio, commentato in questi giorni da un quotidiano (Corriere della Sera) e' per alcuni ritenuto ancora di attualità.

  • Lezione numero 1 Nella prima lezione, Seneca invita a porsi con la stessa equidistanza di fronte alla morte o a una commedia. Non dice che un funerale o una farsa sono la stessa cosa, ma invita a controllare le nostre emozioni affinché non ci sommergano: l’animosità infatti alimenta catastrofismo e nevrosi.
  • Lezione numero 2 «Mi sottoporrò a qualsiasi lavoro; la mia anima sosterrà il mio corpo». Questa è una delle grandi lezioni della ricerca moderna: la salute fisica e intellettuale è alla base di una vita felice. Le persone che hanno conservato voglia di vivere e salute anche in età avanzata ci sono riuscite perché non hanno mai smesso di imparare e di fare esercizio fisico.
  • Lezione numero 3 «Disprezzerò le ricchezze senza essere più triste se si trovano in qualsiasi altro luogo che non sia la mia casa, né più orgoglioso se brillano intorno alla mia persona; non sarò sensibile né all’arrivo né alla ritirata della fortuna». Seneca va oltre il famoso adagio secondo cui il denaro non rende felici: ci insegna che l’attaccamento alla ricchezza è fonte di infelicità.
  • Lezione numero 4 Così, nella quarta lezione, considera «la terra degli altri come la mia, e la mia come appartenente a tutti ». In altre parole, l’infelicità non deriva solo dal desiderare le cose, ma anche dall’aggrapparsi a ciò che si possiede.
  • Lezione numero 5 «Vivrò convinto di essere nato per gli altri e ringrazierò la natura delle cose». Mettersi al servizio degli altri è uno dei modi più semplici per essere più felici, ossia: «Fare beneficenza e volontariato, spendere denaro per gli altri, donare sangue sono atti che aumentano il nostro benessere», .
  • Lezione numero 6 «Qualunque bene possieda, non lo conserverò come un avaro, né lo disperderò come un prodigo». La moderazione porta la pace interiore. E ancora una volta la scienza moderna dà ragione a Seneca. Sappiamo quanto sia importante essere misurati nel consumo di alcol e cibo. «Ma Seneca ci dice che dobbiamo misurarci anche con le virtù: se lavorare è un bene, lavorare in eccesso rischia di renderci dipendenti dal lavoro».
  • Lezione numero 7 «Non conterò né peserò i miei benefici». Il valore di ciò che faccio non si basa su quanto mi costa, ma sul beneficio che ne traggono gli altri. «Per esempio, il vero valore del mio lavoro non è il mio stipendio, ma ciò che porta agli altri ».
  • Lezione numero 8 «Nulla per l’opinione, tutto per la coscienza nelle mie azioni». La lezione è duplice. In primo luogo, dobbiamo resistere al confronto sociale. Si tratta, infatti, di un pilastro della psicologia. Ed è probabilmente uno dei motivi principali per cui i social network devastano il nostro buon umore: ci confrontiamo costantemente con amici e sconosciuti. L’integrità e la moralità portano alla felicità, l’ipocrisia all’infelicità.
  • Lezione numero 9 «Grazioso con i miei amici, mite e facile con i miei nemici, mi piegherò prima che mi venga chiesto, risponderò alle richieste oneste». «Amate i vostri nemici», ci insegnano la Bibbia e i Vangeli. Un insegnamento presente in molte filosofie. Martin Luther King disse in un sermone del 1957: «L’amore ha un potere redentore. Ha un potere che trasforma le persone».
  • Lezione numero 10 «Saprò che la mia casa è il mondo e che gli dei sono i suoi padroni; che sono sopra e intorno a me, censori delle mie azioni e delle mie parole». Devo agire non solo come se gli altri mi guardassero, ma anche come se Dio stesso avesse i suoi occhi costantemente su di me. Questa è un’ attualissima lezione di etica, a prescindere dalla propria fede o dall’essere o meno credenti. È l’idea dell’agire sociale «come se».
  • Lezione numero 11 «Quando piacerà alla natura chiedere di nuovo la mia anima [...], ci andrò». Pensare al bene degli altri è un modo per accettare serenamente la propria morte. Secondo uno studio su pazienti oncologici terminali, quelli tra loro che si sentivano in pace erano “concentrati su un’altra persona”: Vedevano la loro malattia come un’opportunità per dare agli altri, incoraggiando gli amici o partecipando a studi clinici con l’obiettivo di aiutare i futuri pazienti.

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