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sabato 17 dicembre 2022

Storia culturale

 Fare cultura. (2)

Cosa si vuole intendere?

Si comincia rinunciando a
provincialismo e soprattutto a nazionalismo

Sin dal '500, nel periodo del Rinascimento, in tutto il continente europeo ferveva la rinascita culturale, rivolta a far tramontare il periodo medievale, quello delle visioni e delle restrizioni territoriali.

I movimenti intellettuali e culturali iniziarono, viene da dire testardamente, a rifiutare di rispettare i confini politici perché ritenevano che secondo la loro visione tutti i popoli dell'Europa occidentale avevano molto in comune.

Jean Bodin, fu filosofo, economista e giurista francese ed influenzò la storia intellettuale dell'Europa con le sue teorie economiche e i principi del "buon governo" esposti nei suoi libri (1530-1596). Eglì conobbe l'intera Europa non tanto viaggiando quanto leggendo, divorando migliaia di libri.  
 Sbeffreggiò gli inglesi che si ritenevano superiori ai francesi, gli italiani perchè disprezzavano "l'astuzia dei greci", gli antichi ebrei ed egizi che "lamentavano la volubilità dei greci", come pure mostravano di fare  gli italiani nei confronti dei francesi ed i francesi nei confronti dei tedeschi.
 Sempre Bodin mostrò attenzione ai tedeschi e alla loro erudizione: "Ma ridondanti son essi di corpo, ridondanti anche nei loro scritti (...) sia Martino (Lutero), sia Erasmo scrissero più di quanto uno che abbia una vita lunghissima possa riuscire a leggere).
 Samuel Daniel, poeta inglese (1562-1619), nel commentare in versi  i "Saggi" di Montaigne (1603) manifesta già in quei lontani secoli la proiezione verso il cosmopolitismo:

L'armonia di una penna felice consiste

nel non lasciarsi soggiogare da una monarchia

ma nell'unirsi al mondo degli uomini migliori

i cui spiriti appartengono a una comunità

che rocce, sabbia, oceani, deserti

non possono distogliere dall'interscambio della mente.



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