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venerdì 16 dicembre 2022

Disimpegno civico. L'Italia che perde entusiasmo

Gli italiani secondo il Censis

I ricercatori del Censis con i loro annuali report fanno sapere che dallo scorso anno l'umore degli italiani si è piuttosto assottigliato fino a strappare il diaframma che separa la Grande Storia dalle piccole storie

 Nel quadrante che registra gli stati d’animo nazionali, gli italiani sono scivolati da un’estroversione aggressiva, giù, verso un rintanarsi al riparo dal mondo.

Nel 2022 il 90% delle persone intervistate ha indicato «tristezza» come l’area dove indugia il pendolo dell’umore quotidiano. L'umore generale si è tanto assottigliato fino a strappare -come dicevamo-  il diaframma che separa la Grande Storia dalle piccole storie. È come se nel mondo “fuori” la membrana che dentro di noi si frappone tra torace e addome, fra respiro e viscere, fosse stata schiacciata da una sequenza di eventi insostenibili: la pandemia che non finisce, la guerra in Ucraina, l’inflazione intrecciata alla crisi energetica, lo sconvolgimento climatico…

I tanti mali universali generano la malinconia diffusa.  Il 61% degli intervistati teme lo scoppio di una Terza Guerra Mondiale, poco meno (il 59) non esclude il ricorso all’atomica, poco meno ancora (il 58) vede l’Italia in prima linea. E una maggioranza ampia (quasi il 70) pensa che il tenore di vita individuale «si abbasserà ». Da qui la delusione e rassegnazione. La mappa collettiva, fra tanta foschia intercontinentale, punta in una direzione limpida: la richiesta di equità.

 Il rapporto Censis mette inoltre in evidenza «un ripiegamento post populista»: nel senso che è venuta meno la propulsione minacciosa che in passato animava giovani e vecchi leader sovranisti.

Gli italiani manifestano inoltre ostilità – «ripulsa» – per i troppi bonus e per le buonuscite milionarie, per le multinazionali che non pagano le tasse, per i jet privati e l’incessante show-off degli influencer. Non esiste più volontà -però-  di mobilitarsi, scioperare, contestare. Questo disimpegno sociale è registrato peraltro dall’astensione dal voto del 25 settembre scorso: il 39% degli “aventi diritto” ha preferito non averlo, ha deciso che quel diritto non avrebbe cambiato nulla ed è rimasto a casa, perché delusa.

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