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lunedì 19 dicembre 2022

Storia Culturale

  Fare cultura. (3)

Cosa si vuole intendere?

 Il pensiero degli uomini assume una infinità di forme; esso spazia a vari livelli sociali ed esprime impulsi non sempre facili da esprimere per l'infinita complessità. Nè -d'altronde- della "cultura" esiste alcuna definizione che possa delimitarla.

 Qui, su questo spazio del blog, in materia di Cultura ci stiamo proponendo di muovere alcune riflessioni a decorrere dal Cinquecento, quando cominciò l'abitudine delle classi dirigenti dell'intera Europa a frequentare l'Italia per completare  l'istruzione e la visione del mondo di quell'epoca. Era quello (il Rinascimento) un periodo di vero primato dell'Italia su tutti i campi del sapere, sebbene politicamente essa fosse frammentata in più stati.
 Le Università attiravano allievi da più paesi, soprattutto nel campo scientifico ed in quello dell'arte pittorica. La letteratura italiana fu fonte di ispirazione di grandi figure europee, da Spenser e Cervantes a Rubens, colui che volle "vedere l'Italia per conoscere di prima mano le più famose opere d'arte, antiche e moderne" per poi modellare su di esse la sua opera. 
 Altre grandi figure per sviluppare il loro pensiero e la propria arte vennero pure esse in Italia, e Montaigne, fra le tante motivazioni asserì "per meditare sulle rovine dell'antica Roma". 

 Eppure in quell'inizio del '500 l'Italia, nel contesto europeo, si avviava al tramonto, come non mancò di evidenziare Erasmo ( teologo, umanista, filosofo e saggista, 1466-1516) a causa delle invasioni sia francesi che spagnole. Già a metà del Cinquecento la leadership politica e culturale nel continente europea dall'Italia era passata alla Francia, persino sul campo teologico, ma anche nel campo della riflessione giuridica e politica.

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