Proseguiamo nella pubblicazione mensile dell'Almanacco del contadino, curato nel 1924 da Francesco Lanza.===
FRANCESCO LANZA
ALMANACCO
PER IL POPOLO SICILIANO
1924
Con stampe di ARDENGO SOFFICI e illustrazioni di CARMELO ALOISI
ASSOCIAZIONE NAZIONALE PER IL MEZZOGIORNO
EDITRICE – ROMA – 1924
AVVERTENZA
Questo Almanacco vuol essere libro d'ogni giorno del nostro contadino;
e perciò tanta parte
vi è data alla fantasia, e naturalmente alla folkloristica.
Le ragioni pedagogiche
sono ovvie: per arrivare all'anima
di quel singolare lettore che è il
contadino, s'è cercato sempre di
interessare e di avvincere la sua
attenzione.
II contadino siciliano si
affeziona soltanto alle cose che
parlano alla sua fantasia; e ne fan
fede i suoi motti, le sue leggende, i
suoi canti, la sua vita cotidiana.
Bisogna insomma che ogni cosa,
anche la più trita e continua,
assuma ai suoi occhi un immediato
valore poetico. La vanga gli
fiorisce in mano come il tronco di
palma a San Cristoforo.
Il libro, s'intende, non è
definitivo. Poiché il tempo
stringeva, molto s'è dovuto
tralasciare, specialmente per ciò
che riguarda le notizie utili,
igieniche e le storie di Cavalleria.
A ciò si riparerà nelle future
edizioni; e fin da ora si accettano e
si sollecitano consigli e
suggerimenti. Molto anche v'è da
limare e da rifare.
Al lettore scaltro
appariranno subito le fonti:
Esiodo,
Virgilio, Ovidio, Fazello, Pitrè, Meli, l'Enciclopedia Agraria del Cantoni, e per le notizie
geografiche la bellissima guida del Touring Club Italiano.
Molto ci giovarono nell'opera amici e contadini: e qua si ringraziano.
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ANNO NUOVO
Non t'aspettare dal nuovo anno grandi cose. Sarà del tutto eguale agli altri anni passati: tu
bagnerai del tuo sudore la terra e ne avrai pane.
Le stelle e i pianeti seguono nel cielo sempre la medesima via.
Non bisogna chiedere all'avvenire grazie impossibili. Soltanto è beato chi è puro di cuore, e
chi è contento del suo stato è ricco. Il primo dovere dell'uomo è di migliorare la propria anima. Si
dice che tutti i giorni si rassomigliano l'un l'altro, per significare che sempre la vita è lavoro; ed
anche che il martedì non è lunedì, per significare che ogni opera ha la sua vicenda.
Anno nuovo, vita nuova. Se fosti pazzo, hai da essere savio; se il tuo cuore fu macchiato di
ruggine, ora sia terso. Il vomere non si lascia nel fango.
Il buon giorno si vede dal mattino, e il buon lavoratore dalle sue mani. È il sudore che fa la
fronte dell'uomo onorata. Non lamentarti della tua sorte, e che non muti. Beato è chi vive del suo
lavoro, e non desidera di fare il passo più lungo della gamba.
Prendi dal passato insegnamento per l'avvenire: correggiti, ove mancasti; riguadagna ciò che
perdesti.
Pensa sempre per il domani, che esso te lo ricambia.
Fa' in modo d'essere a sera contento della tua giornata: il tuo anno è tutto nelle tue opere.
IL VERNO
II verno fa più dura la vita del contadino. All'acqua e al vento egli deve dare opera e senno
alla terra. Per mietere a giugno bisogna sudare a gennaio.
Compiute le semine e la
raccolta delle ulive, continuano i
bisogni della campagna. Si colgono
gli agrumi, ultimo e primo vanto
dell'anno, e gli alberi e la vigna
voglion cure e amore. Bisogna
pensare ai vivai, alle piantagioni e
agli innesti.
La maggior parte del tempo
gli animali restano nella stalla, e
assai costa il loro governo e il
mangime. È il tempo che le femmine
figliano, e nelle masserie si
accagliano in gran copia caci e
ricotte. Si cura intanto lo stallatico,
di cui la terra s'ingrassa e prospera.
Appaiono gli uccelli di passo. Senti
tra le canne dei fiumi squittinir le
gallinelle d'acqua e tra gli olivi
fischiare il tordo; la beccaccia ti vola
di tra i piedi nei giorni di nebbia, e le
gru s'allungano nel cielo fosco.
Il cattivo tempo non ha fine, e
il pane sa più amaro.
Ma non disperare: la terra
fiorirà del tuo sudore.
GENNAIO
Gennaio ha da essere secco se dicembre fu ricco di pioggie. Nell'umida zolla il seme già mise
le barbe, e fuori germoglia. Verzica il primo grano, e la fava s'infoglia.
È il mese delle nebbie e delle nevi. Le montagne intorno hanno il cappuccio e a un raggio di
sole brillano rosee.
Dura è la vanga; che il freddo fa cascare le mani dal manico; ma bisogna dar la prima zappa
alle fave. Si pota la vigna, e intanto si tagliano e s'appuntano i pali. L'ultimo olio geme dai torchi, e
il Calabrese affila l'accetta per la rimonda. Si preparano i vivai e si trapiantano gli arboscelli. Il
villano accorto già appronta la pece per gli innesti, e le barbatelle per la nuova vigna.
In casa si racconciano gli strumenti e si ripongono i vomeri; e nelle giornate d'acqua o di
gran freddo dolce è starsene coi piedi al fuoco narrando storie del tempo passato o facendo
pronostici per l'avvenire.
Il buon gennaio fa ricco il massaio.
(Gennaio potatore, disegno inedito di Santi D’Amico, concittadino e amico di Francesco Lanza,
ispirato
dalle presenti pagine dell’Almanacco)
DAL VANGELO
1. Le beatitudini
Gesù, vedendo la folla, salì sulla Montagna; e, postosi a sedere, così cominciò a parlare:
- Beati i poveri, perché di loro è il regno dei cicli.
- Beati i mansueti, perché possederanno la terra.
- Beati quelli che piangono, perché saranno consolati.
- Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati.
- Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia.
- Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.
- Beati gli amanti della pace, perché saranno chiamati figliuoli di Dio.
- Beati i perseguitati per amor della giustizia, perché di loro è il regno dei cieli.
2. La preghiera
Disse ancora Gesù:
- E quando pregate, non siate come gli ipocriti, i quali amano pregare a gran voce e agli
angoli delle piazze per essere notati dagli uomini. Ma tu, quando preghi, entra nella tua cameretta,
serrane l'uscio, e prega il Padre tuo che è presente nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto,
te ne darà la ricompensa.
E quando pregate, non usate tante parole come fanno i pagani, che si figurano di essere
esauditi per la quantità e il rumore delle loro parole. Non li imitate dunque; perché il Padre vostro sa
di che cosa avete bisogno, prima che glielo chiediate. Voi dunque pregate così:
- Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome;
- venga il tuo Regno; sia fatta la tua volontà come in ciclo, così in terra.
- Dacci oggi il nostro pane cotidiano;
- rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori;
- non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male; e così sia.
Ama il libro; che t'insegna a leggere e parla al tuo cuore. Se sai leggere, hai quattro occhi;
eri orbo, e hai la vista.
Il libro ti fa bella compagnia: è un uomo vivo, è una donna viva; è come un fratello tuo che
ha visto il mondo e ti narra le sue cose e la sua ventura.
Tienlo caro: un libro non si legge una sola volta, ma si ripiglia; e quando l'hai letto tu, lo
leggono i tuoi figli.
Non fermarti soltanto alla forma esteriore; ma guarda bene a ciò che è scritto dentro, a ciò
che è scritto per la tua anima.
Il libro è l'amico dell'anima.
LA SICILIA
La Sicilia è un'isola a forma di triangolo scaleno, circondata da tre mari: il Tirreno, lo Ionio,
l'Africano.
Le punte del triangolo fanno tre promontori: quello a levante è detto Peloro, quello a
mezzodì Pachino, quello ad occidente Lilibeo.
La Sicilia è figlia del fuoco e dell'acqua. È divisa dall'Italia dallo stretto di Messina.
La Sicilia è una parte dell'Italia.
In Italia tu sei siciliano e devi esserlo, perché così vogliono i tuoi costumi, il tuo dialetto, e i
tuoi obblighi alla terra ove prima vedesti il sole e le stelle.
Anche tu devi contribuire al miglioramento della Sicilia: essa ha bisogno dell'opera di tutti i
suoi figli.
Non essere tu solo un figliuolo ingrato.
Ma fuori dell'Italia tu non sei altro che italiano.
Ricordatelo: la tua patria è l'Italia.
Tu sei siciliano perché italiano
ARISTEO
I nostri primi antichissimi padri, ch'eran semplici e rozzi, non sapevano trarre profitto di
nulla, e vivevano alla ventura, cibandosi come potevano.
Essi non pensavano neppure quanta
ricchezza c'era nelle campagne e nei boschi per cui vagavano, sempre in lotta con le bestie feroci.
Non conoscevano l'agricoltura e la pastorizia, e così le altre arti e i commerci, e lasciavano
ogni cosa allo stato selvaggio.
Ma allora gli dei mandarono nella nostra isola un uomo chiamato Aristeo, il quale aveva
viaggiato da per tutto e conosceva le usanze d'ogni popolo, ed era inspirato dalle forze celesti.
Egli aveva in un sacchetto alcuni chicchi di grano, e insegnò ai nostri padri il loro uso e la
maniera di farli fruttare.
Insegnò come si pianta l'ulivo e s'innesta, e come quindi se ne trae il dolce olio di cui si
condiscono i cibi e le lampade brillano; come si spreme il vino dai grappoli, e il miele dalle bresche;
e tutte le maniere di coltivare la terra e di far rendere gli alberi.
I nostri padri misero in pratica i suoi insegnamenti: conobbero il pane ch'è il cibo dell'uomo
e lodarono Iddio; e presto diventarono maestri in ogni arte, avanzando tutti gli altri popoli, sia
nell'agricoltura che nella pastorizia.
Dai pochi chicchi lasciati loro da Aristeo, essi ne ottennero tanti in pochi anni da riempire
tutta l'isola e da mandarne altrove in abbondanza, sicché la Sicilia fu detta il granaio d'Italia.
I MOTTI
Anno di neve, anno di bene.
Pota a gennaio, zappa a febbraio.
Gennaio fa gli agnelli, e febbraio le pelli.
Chiaranzana d'inverno, diavolo d'inferno.
Pianta a suo tempo e non sarai mai scontento.
La montagna fa il bestiame.
La vigna dura quanto vuole il padrone.
Zappa di gennaio empie il granaio.
La presenza è potenza.
L’AMORE DELLA MADRE
L'amore della madre è più d'ogni cosa.
Che non farebbe tua madre per te?
Il fuoco stesso non la brucerebbe.
Ti nudrì del suo sangue, ti fece della sua carne.
Quando tu uscisti dal suo ventre dandole atroce dolore, ella ti disse, sentendoti vagire: -
figlio mio, t'ho fatto male?
LA LUNA
Luna Piena (L. P.) Primo Quarto (P. Q.) Luna Nuova (L. N.) Ultimo Quarto (U. Q.)
La luna serve al contadino per conoscere il tempo: quando fa la luna fa il tempo.
Al primo quarto o a quintadecima cade la mutazione. La luna col cerchio in testa dice acqua;
se il cerchio è più grande due volte, acqua evento alla grossa. Cerchio rosso, vento mosso.
Si dice anche: luna pendente, acqua niente; luna barcalora, l'acqua è già fôra.
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