Vocabolario
I racconti biblici e la storia: ... Dopo una lacuna molto lunga, l'Esodo e i Numeri, che hanno una eco nei primi cc del Deuteronomio, raccontano gli avvenimenti che vanno dalla nascita alla morte di Mosè: l'uscita dall'Egitto, la sosta nel Sinai, la salita verso Kades, il cammino attraverso la Transgiordania e l'installazione nelle steppe di Moab. Se si nega la realtà storica di questi fatti e della persona di Mosè, si rendono inesplicabili il seguito della storia di Israele, la sua fedeltà allo jahvi, il suo attaccamento alla Legge. Si deve però riconoscere che l'importanza di questi ricordi per la vita del popolo e l'eco che trovavano nei riti hanno dato ai racconti il colore di una gesta eroica (così il passaggio del Mar Rosso) e talvolta di una liturgia (così la pasqua). Israele, diventato un popolo, fa allora il suo ingresso nella storia generale e, sebbene nessun documento lo menzioni ancora, salvo una allusione oscura della stele del faraone Merneptah, ciò che la Bibbia dice concorda, nelle grandi linee, con ciò che i testi e l'archeologia ci insegnano sulla discesa di gruppi semitici in Egitto, sull'amministrazione egiziana del Delta, sullo stato politico della Transgiordania. (Gianfranco Ravasi, biblista italiano, teologo ed ebraista, cardinale 18-10-1942).
Un personaggio alla volta
Quando l'inquietudine è
spinta al cammino.
1) Il senso della vita. (Dio nel mondo: colloquio di Joseph Ratzinger con Peter Seewald).
Domanda: La Chiesa sostiene che l'uomo non è in grado di dare autonomamente senso a se stesso e al mondo. E' difficile da credere pensando alle enormi biblioteche piene di libri, scritti da persone più o meno intelligenti sulla vita e sul suo senso.
Risposta: Se nel mondo non ci fosse senso, nemmeno potremmo attribuirglielo dall'esterno. Possiamo certo compiere azioni che hanno un significato all'interno del contesto creato dalle loro finalità, ma esse di per sè non producono senso esistenziali. Il senso c'è o non c'è. Da questo punto di vista non può essere un nostro prodotto. Ciò che produciamo può ispirarci per un istante un sentimento di sufficienza, ma non giustifica e non riempie di senso la totalità dell'esistenza.
Naturalmente in tutti i tempi e in tutti i luoghi ci si è interrogati sul senso della vita e così si continuerà a fare. E si potranno anche trovare brandelli di risposta. Ciò che di queste risposte rimarrà però valido, non sarà certo ciò che si è inventato ma solo ciò che si è rinvenuto, ciò che si è scoperto nella creatura umana. E ciò che ci può aiutare a comprendere correttamente noi stessi, a vivere sensatamente la nostra esistenza. Quello che dice la Chiesa, e cioè che il senso non viene prodotto da noi ma ci viene dato da Dio, va interpretato in questi termini: il senso è qualcosa che ci sostiene, che precede e va oltre i nostri pensieri e le nostre scoperte e solo così ha la forza di sorreggere la nostra vita. (Dio nel mondo: colloquio di Joseph Ratzinger con Peter Seewald).
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