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mercoledì 28 luglio 2021

Storia di Sicilia e della legalità. In breve

La Mafia 

(di Sicilia che operava pure a Contessa)

 Quando si approfondisce la vicenda storica della "Mafia" si scopre che -quanto meno nelle sue origini, e non solo in esse- sussiste un legame tra la legalità e la giustizia sociale che -nel dopo unità d'Italia- vennero purtroppo a mancare.

 Su questa pagina proveremo ad approfondire per più puntate -e sempre in breve- i concetti di legalità, che stanno alla base della convivenza sociale e della condivisione dei valori.

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 La Mafia delle origini non era altro che il braccio armato della antica nobiltà feudale. Serviva a reprimere le ricorrenti rivendicazioni dei contadini. 

  La spedizione garibaldina ed i suoi presupposti patriottici di unificare l'Italia ebbero vasto successo in tutta la Sicilia e non lasciò scampo -come più storici scrivono-   ai Borboni. I siciliani -e pure i contessioti che massicciamente parteciparono ed appoggiarono la missione di Garibaldi- in realtà erano spinti dal ricordo che il Parlamento siciliano nel 1812 aveva formalmente abolito il sistema feudale. Nonostante quell'ormai antico provvedimento, nulla sotto il profilo sociale era accaduto nell'Isola. La struttura socio-economica portante della Sicilia rimase in mano ai baroni ormai divenuti latifondisti. Dal 1812 questi erano divenuti proprietari dei feudi di cui fino ad allora erano stati invece semplici concessionari regi. Da un cinquantennio (dal 1812) gli antichi feudi della antica baronia di Contessa erano stati spezzettati e venduti a danarosi acquirenti e gli incassi non andarono all'erario pubblico ma ai precedenti baroni.

 Da feudatari, al servizio della monarchia i baroni erano diventati latifondisti (proprietari) che potevano vendere ciò che prima godevano su semplice concessione regia. Da semplici vassalli del re, con i nuovi titoli giuridici (da "proprietari") continuarono a spadroneggiare. Questo nuovo modello, basato sul latifondo, non fece altro che accrescere la miseria della popolazione e la debolezza delle classi sociali che si videro espulsi persino dalle aree che fino ad allora erano state di uso civico. Ed a Contessa furono attivati vari giudizi civilistici per conservare -almeno- gli antichi usi civici. Fino agli anni quaranta del Novecento lo spirito socialistico di Don Ciccio LoIacono si battè per salvare almeno gli "usi civici". Cedette solo quando si capì che la riforma agraria (eras) sarebbe arrivata. 

 Dal feudalesimo -egalitario nella miseria- si era passato  in quel 1812 alla diffusione del modo di vivere  del particolarismo (la tendenza a curarsi solo dei propri interessi, spesso a danno degli interessi altrui), del familismo (concezione che assolutizza i legami familiari arrivando all'estraniamento dalle responsabilità sociali) e del clientelismo (sistema di relazioni tra persone che si scambiano favori, spesso a danno di altri). 

Il popolo siciliano che con la spedizione di Garibaldi sperava in un cambiamento e nel riequilibrio sociale rimase più che deluso. I quasi cinquecento contessioti che accorsero ad aiutare l'impresa garibaldina, quasi tutti preferirono imbarcarsi con i loro leader (i fratelli Vaccaro)  in direzione di New Orleans piuttosto che continuare ad essere manodopera a buon prezzo sui latifondi.

 Il risultato dell'impresa garibaldina fu sostanzialmente un peggioramento socio-economico dell’intero Meridione e per quanto qui ci riguarda della Sicilia.

 La Mafia -da molti studiosi- viene interpretata nel suo nascere come conseguenza delle strutture economico-sociali particolarmente arretrate, di un universo sociale composto da tantissimi poveri contadini, da grandi latifondisti, da grandi affittuari (gabellotti, dai cui ranghi sarebbero cresciuti i molti capimafia)

 Gli ex baroni, ormai non più tali ma latifondisti,  cedevano in gabella gli ex feudi, essendo essi disinteressati a operarvi trasformazioni produttive. I gabellotti (dai cui ranghi cominceranno a crescere i primi mafiosi) li dividevano in piccoli lotti e li subaffittavano ai contadini poveri e ricavando consistenti guadagni. 

 I gabellotti accrebbero per questa via la loro potenza e in assenza dello Stato gestirono da soli il monopolio della violenza (ordine e disciplina all'interno dell'intera Sicilia contadina) creando proprie forze armate, i cosiddetti campieri. 

 La mafia nacque e si sviluppò,  quindi, in assenza e per l'assenza dello Stato.

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