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venerdì 9 luglio 2021

Repubblica Italiana. I cittadini ... l'uomo libero, l'uomo consapevole (12)

 L'avvento della Costituzione Repubblicana costituisce l'evento politico più rilevante finora  nella Storia della nostra Repubblica. In altre pagine abbiamo evidenziato come fino all'immediato secondo dopoguerra la "giustizia", l'ordinamento giuridico fosse sotto stretto controllo del potere politico, del potere politico del momento dominante. Il linguagio di allora definiva quella condizione come "in sottordine". Nel 1965, all'alba dei primi governi di centro-sinistra si cominciano a battere le prime vie di uscita dall'umiliante condizione di minorità dell'ordinamento giudiziario.

Non si trattava, come è facile intuire, solamente di uscire dalla subordinazione dei giudici al sistema politico (e quindi dei partiti di governo) si trattava di dover rendere effettivi i valori sociali e di libertà scritti sulla Carta Costituzionale.

1) Il primo ventennio repubblicano, come abbiamo più volte sottolineato, è quello del potere assolutamente prevalente della Democrazia Cristiana (centrismo). E' anche il periodo in cui per la prima volta tutti i partiti popolari (dc, pci, psi) pongono in primo piano l'eliminazione di tutte le briglie imposte dal nazi-fascismo alle libertà individuali. Dal momento che per tutti era scontato che uno dei tre principali protagonisti politici potesse andare al governo (pci) divenne come un "sottinteso" che fosse bene che i partiti si dedicassero all'attuazione di quanto era stato scritto sulla Carta Costituzionale. 

Il primo intoppo che le tre principali forze politiche sciolsero -per quanto attiene le garanzie individuali- avvenne nel 1956 con l'istituzione ed il varo della Corte Costituzionale. Non fu facile: la dc riteneva che quei giudici, almeno in parte, fossero eletti dal Parlamento; nel parlamento il partito di governo disponeva della maggioranza dei voti. I due partiti di sinistra per sottrarre alla maggioranza di governo la possibilità di indirizzare l'organo costituzionale tendevano alla fissazione dei "quorum".  Problema analogo si posè quando si dovette scegliere la modalità di elezione del Presidente della Repubblica, presidio del sistema costituzionale. La dc proponeva che a designare il candidato fosse il governo (allora nelle sue mani), la Sinistra non poteva accettare simili  conduzioni. Sarebbe infatti accaduto che un terzo dei giudici costituzionali sarebbero stati scelti dalla maggioranza parlamentare (dc), un'altro terzo dal Presidente della Repubblica (pure questi scelto fra uomini del partito di maggioranza in parlamento - dc) e la Corte Costituzionale sarebbe stata quindi in mano al partito al momento magioritario, la dc. Sarebbe sortito il controllo politico assoluto sulla istituenda Corte.

Era quello un periodo storico in cui bisognava montare le strutture portanti della democrazia e se da un lato era fondamentare che la Corte Costituzionale fosse organo indipendente, o comunque non dipendesse dall'indirizzo di un solo partito che ne designasse la maggioranza all'interno dell'organo di controllo delle leggi, era pure necessario uscire dall'empasse e che si trovasse il punto di equilibrio. 

Si convenne che i giudici costituzionali oltre che espressioni della maggioranza parlamentare del momento dovevano essere pure di emanazione ed espressione delle opposizioni. L'assetto definitvo fu che un terzo dell'organo venisse scelto direttamente dalla magistratura, un terzo dal Presidente della Repubblica ed un terzo dal Parlamento.

Nel primo insediamento della Corte il lavoro consistette nella demolizione (dichiarazioni di incostituzionalità) di tutte le leggi di polizia varate dal regime fascista. Non mancarono polemiche: i conservatori di quegli anni (governi centristi) temettero che la Corte nel ruolo di demolizione dell'ordinamento rigido fascista, ritenuto anticostituzionale, aprisse varchi di "vuoto legislativo". La Corte Costituziona comunque aveva ormai aperto ed avviato il suo ruolo come "giudice dei diritti". Tutte le leggi in contrasto con la Costituzione andacano cancellate

(Segue)

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A proposito di "diritti" e di "libertà"

Il Senato ha approvato -8 luglio 2021- con 178 sì, 15 no e 30 astenuti la modifica dell’articolo 58 della Costituzione per abbassare la soglia di età dai 25 ai 18 anni per l'elezione dell'Assemblea del Senato. La Camera aveva già votato a favore lo scorso 9 giugno. 

Se entro tre mesi non verranno richiesti referendum sulla norma ora votata, alla prossima tornata elettorale ci saranno 4 milioni di elettori (giovani) in più.

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