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lunedì 12 luglio 2021

Castelli e casali. Dagli arabi agli aragonesi: piccoli appunti e suggerimenti (9)

 Ruolo della Chiesa siciliana in età bizantina

Man mano che l’Impero di Roma era andato dissolvendosi la Chiesa siciliana era andata -sempre più- supplendo alle istituzioni imperiali tanto che nel tempo essa si rese -di fatto- indipendente per poi staccarsi nettamente nel corso dell’VIII secolo dall'assetto imperiale. Anche in Sicilia si assistè infatti al fenomeno della progressiva supplenza tanto che l’ufficio vescovile era diventato ormai una carica pubblica a tutti gli effetti e la stessa elezione dei vescovi avveniva sulla base di interessi particolaristici della nobiltà, del clero e dei territori.

La chiesa siciliana avviò proprio nel periodo bizantino una forte gerarchiarizzazione che vide al vertice il vescovo metropolita di Siracusa e subito dopo i vescovi delle varie sedi. Seguivano i presbyteri (i più anziani), divenuti inseguito i papas (padre) e protopapas, ed i diaconi (aiutanti), entrambi adibiti ai servizi divini ed all’amministrazione dei sacramenti. Appresso a questi ordini maggiori seguivano gli ordini minori comprendenti i suddiaconi (aiutanti dei diaconi), gli accoliti ed i lettori addetti alla lettura delle sacre scrirrure. 

Le cronache riferiscono di sporadici exhorcisti, ostiarii e cantores. Al di fuori delle gerarchie stavano i monaci, anche se posti sotto la tutela vescovile. 

La Chiesa bizantina siciliana fu una chiesa sempre presente nella società anche nei momenti più bui quando -alla fine- si affermò il dominio mussulmano. Se nel periodo imperiale occidentale e dei vandali la figura dei vescovi proveniva dal ceto benestante di antiche famiglie, nel periodo bizantino iniziarono invece a spuntare i vescovi di provenienza monacale.

La vita civile

Base fondamentale dell'amministrazione sia pubblica che ecclesiale fu sempre la città (dove insistevano svariate rappresentanze e gestori della vita locale). La presenza militare imperiale di Costantinopoli si sostanziò su circa 10mila soldati, su una popolazione di 400,000 unità. Iniziò di contro nel VI-VII secolo il concentrarsi nei siti fortificati (castra) di buona parte della popolazione proveniente dalle città. Si trattava di popolazione rurale che nel timore delle scorrerie mussulmane cercava rifugio nei contesti fortificati. Contestualmente al processo di abbandono delle città ha inizio nell'VIII secolo pure l'abbandono dei centri rurali aperti e indifesi. Situazione che si chiuderà completamente nel XIII secolo con i Normani ed in fine con gli Svevi. Con questi ultimi la campagna era assolutamente insicura. Chi scrive di "casali" nel '300 o addirittura nel '400 non conosce quanto insicure erano le campagne siciliane.

Via via che l'Impero mostra segni di non poter reggere alle scorrerie arabesche il paesaggio siciliano comincia a evidenziare orizonti incolti e boschivi. Nel X secolo la campagna siciliana, quella lontana dai centri abitatri e dai fortilizi, è per intero in mano a sparuti gruppi di monaci basiliani che procedono a disboscamenti e a dissodamenti di terra attorno a chiese ricostruite da antiche rovine.

 "I Rum =i bizantini= ristorarono ogni luogo dell'isola; la munirono di castelli e fortilizi e cominciarono a far girare ogni anno intorno alla Sicilia delle navi che la difendessero" ebbe a scrivere lo storico arabo Ibn-al-Atir,  descrivendo così la vasta operazione d'incastellamento della difesa bizantina, imperniata appunto sui centri fortificati custoditi da guarnizioni imperiali e locali. 

L'altro storico arabo An-Nuwayri riporta l'immane opera di restauri di fortilizi e castelli già esistenti e di altri eretti su nuove rocche e su tutte le alture. 

Di queste asserzioni arabe troviamo ancora ai nostri giorni conferme nelle tracce archeologiche e nelle allusioni della vasta letteratura agiografica dell'epoca.

Al punto in cui siamo arrivati è giusto adesso centrarci nelle prossime pagine, specificatamente su Entella e su Calatamauro in epoca bizantina oltre che sull'intero Vallo di Mazara, su cui molto stiamo raccogliendo nell'ottica storica.














(Segue)

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