Stiamo seguendo un itinerario volto a capire Che equilibrio è esistito nell'esperienza italiana fra legge, diritti e giustizia?
Un tema tornato attuale ai nostri giorni con le riforme che nelle prossime settimane coinvolgeranno il Parlamento ad iniziare dalla "riforma del giudizio penale", connessa alle tante altre riforme che dovranno dare al nostro Paese un volto in linea alla realtà europea entro cui ci coinvolgeremo sempre più.
==== ==== ====
Una importante innovazione di carattere istituzionale in materia di "giustizia", e quindi di diritti degli esseri umani e di legislazione proveniente dal Parlamento è stata l'istituzione del "Consiglio Superiore della Magistratura", con una legge del 1958. Si tratta di un organo immaginato dalla Costituzione repubblicana come garante dell'indipendenza interna ed esterna della magistratura. Chi ci ha seguito sin qui ricorderà che eravamo partiti con i giudici onorari scelti dai politici e quindi liggi ai loro "padrini"; da allora tante sono state le buone intenzioni, spesso purtroppo e con dolore dei cittadini che credono nella democrazia tradite. E' di non molte settimane la pubblicazione di un libro divenuto popolare di un ex magistrato, Polamara, che di giustizia ingiusta ne mostra senza limiti.
Il Consiglio Superiore della Magistratura, avrebbe dovuto essere il garante dell'indipendenza dei magistrati. Come tutte le leggi in periodo "centrista" non sopragiuse però in termini di "rottura" col sistema precedente e collocata nello spirito di interpretare i valori della Costituzione. La nuova legge confermò tutti i poteri che fino ad allora competevano alla Corte di Cassazione, cosicchè il nuovo Consiglio Superiore della Magistratore non poteva che muoversi secondo un idem sentire tra politici (parlamento) e vertice della magistratura.
Avvenne in pratica che l'organizazione giudiziaria in quegli anni la si interpretava come un fatto tutto interno alla gente che dentro le faccende giudiziarie ci campava, lavorava, piuttosto che componente fondamentale dello stato democratico e delle conseguenti "garanzie dei diritti" che competevano ai cittadini della nuova Italia repubblicana.
Per essere più puntuali: l'art. 104 della Costituzione sostiene che 2/3 del Csm siano eletti dai magistrati ed 1/3 dalle camere. La legge del 1958, in periodo centrista, prescrisse che dei 14 componenti eletti dai magistrati fossero 6 della "cassazione", 4 di "corte d'apprello" e 4 di "tribunale". Ne facevano parte di diritto il primo presidente ed il procuratore generale della Corte di Cassazione. E' chiara la preminenza e guidi la guida che vi volle dare.
Era evidente che lo spirito della Costituzione era stato volutamente tradito.
Lo spirito democratico non poteva tardare a coinvolgere un pilastro fondamentale della Costituzione post fascista. Sarà l'esperienza politica di centro-sinistra dei primi anni sessanta ha portare l'aria nuova e lo spirito costituzionale all'interno della magistratura. Vedremo quale equilibrio fra legge, diritti e giustizia verrà ad instaurarsi.
(Segue)
Nessun commento:
Posta un commento