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sabato 28 novembre 2020

Cultura dominante. Proviamo a capire per essere uomini liberi, sempre. (5)

Ogni popolo vive dell'eredità del passato

Gli arbëreshë che nel XV secolo arrivarono nell'Italia meridionale ed in Sicilia, incalzati dall'invasione turca dell'intera penisola balcanica erano di religiosità cristiano-bizantina.

Secondo documentazioni antiche che si fanno risalire all'Imperatore Perfirogenito la cristianizzazione delle aree occidentali della penisola balcanica, dell'attuale Albania,  era già stata avviata contemporaneamente alle popolazioni slave di quell'area nel VII secolo d.C.

I Serbi costituivano già un popolo cristiano all'inizio del IX secolo ed erano già insediati nell'attuale Dalmazia, A promuovere la cristianizzazione che dalla Dalmazia  si spinse poi in Bosnia, Serbia, Slavonia etc. fu soprattutto l'iniziativa dell'Imperatore Basilio I (867-886) e del patriarca Fozio.

Sul fronte balcanico iniziarono (o forse continuarono) le lotte (scontri?) di influenza e appartenenza fra Costantinopoli e Roma. Si trattava di dover definire l'organizzazione e la giurisdizione ecclesiastica di quell'area. Roma puntava ad avere riconosciuta di sua pertinenza l'area prospicente il mar Adriatico. Passarono oltre un paio di secoli di confronti fino a quando nell'XI secolo Roma abbandonò il dialogo all'interno della Pentarchia cristiana vigente nell'Impero Romano d'Oriente.

Avvenne quindi che all'inizio del XI secolo, nel clima dell'ormai avvenuta frattura fra i cristiani, Bisanzio istituì una sede ecclesiastica a Durazzo (Albania) la cui funzione fu proprio quella di contrastare il ruolo che da Spalato (Dalmazia) svolgeva il vescovado romano. Sempre in quel contesto di separazione fra Roma e Costantinopoli sorse pure il centro episcopale di tradizione bizantina dei serbi a Rascia (Naumov).

(Segue)

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