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lunedì 16 novembre 2020

Cultura dominante. Proviamo a capire per essere uomini liberi, sempre. (2)

 Nel 1812 in Sicilia viene abolito il feudalesimo. I Comuni dipendono dalla monarchia borbonica.

Inizia pero' il latifondismo 

L'Ottocento fu davvero la premessa di una nuova era di sviluppo e soprattutto d'integrazione delle economie regionali e nazionali in uno spazio che andava ben al di là dei confini fino a poco prima prettamente localistici. Per riferirci a Contessa, a modo di esempio, iniziarono ad aprirsi spazi e possibilità per poter partecipare a fiere bestiame nei paesi vicini; i contadini potevano, se lo ritenevano conveniente, condurre poderi agricoli anche oltre i confini dell'ex Baronia dei Colonna, la stessa macinazione del grano potè svolgersi liberamente presso i mulini situati nei teritori limitrofi essendo venuto meno l'obbligo di usare i mulini di Bagnitelle, già appartenuti -ultimamente- alla Baronia dei Colonna, prima a quella dei Gioeni e prima ancora ai Cardona.

Il XIX secolo,
 il secolo delle migrazioni di massa.

Contessa già nel 1860-61 fu il paese
che vide emigrare alcune centinaia di cittadini
deluse rispetto ai propositi garibaldini di possibili riforme
sociali.
Si trattava di  gente che aveva
partecipato ad alcune tappe del
percorso dei Mille fino al Ponte
Ammiraglio. Esponente di punta
dei garibaldini locali fu
un esponente della famiglia
Vaccaro.

Quelli ricordati sono piccoli, piccolissimi segni, di un lento avvio, in terra di Sicilia, del liberismo economico -branca economica del liberalismo politico e dei diritti civili-.  Ben più significativo ed imponente fu la forza liberale nel resto dell'Europa dove  si innaugurò l'era della Rivoluzione industriale e dei primi passi verso la creazione di un moderno sistema di trasporti. Qualche accenno di viabilità venne pure intrapreso a Contessa dove comunque non finì affatto l'epoca delle trazzere, tanto è vero che ancora nel terzo millennio siamo costretti ad usare percorsi che sanno di trazzere. L'Ottocento fu pure il secolo del forte, notevole incremento demografico in tutta Europa, con la Sicilia -almeno in questo fenomeno- perfettamente allineata.

 Fu il secolo dell'emigrazione di massa. Non si trattò di un fenomeno limitato al Sud Italia ma di un fenomeno che interessò l'intero vecchio continente, l'Asia, l'Africa in direzione delle Americhe e dell'Australia. Fu il secolo in cui le campagne, che fino ad allora erano il contesto entro cui era occupata più del 90% della popolazione (a Contessa anche oltre, fino al 98%), assistettero ad una vastissima fuga transcontinentale. Furono i milioni gli emigrati europei, siciliani compresi, che in un breve volgere di tempo buttarono le basi dello sviluppo e della grandezza dei paesi ospitanti. Quegli stessi emigranti che nella terra di origine invece non erano mai stati messi in condizioni di esprimere la loro creatività.

 Certo, quell'Ottocento liberale che consentì il definitivo tracollo (in Sicilia) del feudalesimo (sostituito pero' dal latifondismo) fu, anche, il secolo del colonialismo europeo in Africa e non solamente lì, conseguente al diffondersi del sentimento nazionalista in più parti d'Europa..

 E' in questa fase storica che iniziano -sia pure con qualche sussulto all'indietro- le politiche liberiste che dischiudono i confini degli Stati europei; lo furono per la circolazione delle materie prime e delle merci e soprattutto per la manodopera, primi segni questi di una economia che lentamente (compresi improvvisi e ricorrenti ritorni all'indietro) si sarebbe sempre più integrata al livello continentale e poi planetaria.

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