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domenica 8 novembre 2020

Contessa Entellina e Territorio. Flash su Entella (1)

Abbiamo più motivi -noi di Contessa-, per tenere viva la memoria di Sebastiano Tusa (Palermo, 2 agosto 1952 – Bishoftu, 10 marzo 2019), archeologo, politico e accademico. 

Ci piace riportare sul Blog alcuni brani storici sugli elimi del grande archeologo che riprendiamo da un testo che è stato pubblicato da La Terza pochi anni fa "Storia Mondiale della Sicilia" a cura di Giuseppe Barone.

1000 a.C.

ELIMI DI TROIA

Tra le popolazioni che emigrarono in Sicilia sul finire del II millennio a.C. gli Elimi si differenziano poichè non risultarono subalterni e, pur subendo pesanti sconfitte soprattutto a opera dei greci, mantennero la loro autonomia e indipendenza fino alla conquista romana di cui furono alleati in nome della comune origine troiana.

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Area archeologica di Entella.

Sorge nel territorio di Contessa Entellina
a 545 metri di altitudine.

La località sarebbe stata
abitata fin dalle più remote epoche
 preistoriche.
Da oltre un trentennio è interessata
da ricerche (1984-2014) dalla Soprintendenza
dei Beni Culturali di Palermo.
Finora sono stati portati alla luce sul
pianoro della Rocca,
all’interno di imponenti fortificazioni di
epoca classica e medievale, alcuni
edifici monumentali di età appunto classica,
ellenistica e medievale che consentono
agli studiosi la ricostruzione storica
di questa parte della Sicilia.

Nello scorso mese di Settembre (2020)
è stata svolta una campagna di scavi sotto
la direzione scientifica sul campo della
Prof.ssa Anna Magnetto, responsabile
scientifica del Laboratorio di Storia
Epigrafia Archeologia e Tradizione dell’Antico
(SAET) della Scuola Normale di Pisa.

  E' a tutti evidenti che le vicissitudini storiche della Sicilia occidentale nei secoli intorno al 1000 a.C. abbiano manifestato delle dinamiche diverse rispetto al resto dell'isola. Risulta ovvio che in tale diversità un ruolo importante sia stato giocato dalla peculiarità geografica basata sostanzialmente su due caratteristiche intrinseche di questa parte della Sicilia: un notevole e articolato sviluppo costiero e una sensibile dolcezza  del suo paesaggio interno privo di asperità evidenti. Anche la sua posigione geografica al centro del Mediterraneo e, quindi,  di percorsi obbligati e consueti nello scacchiere etnico-politico dell'Europa meridionale dovette avere  un ruolo non indifferente in questa diversità riaffacciandosi anche in questo periodo, come in altri precedenti e successivi, la siua costante caratteristica di territorio di frontiera tra areali culturali, etnici e politici diversi.

  La cifra fondamentale di questa diversità è l'assenza di gerarchizzazione tra mondo indigeno e colonizzatori che si nota, invece, sensibilmente nel resto dell'isola. In altre parole, la contrapposizione tra indigeni e colonizzatori in questa parte dell'isola non si risolve con la capitolazione degli indigeni, bensì con una conflittualità irrisolta che soltanto nella totalizzante conquista romana  trovò il suo naturale epilogo. Tale mancanza di sottomissione degli indigeni agli "invasori" va ricondotta sostanzialmente a due fattori: la duplicità dell'elemento colonizzatore (greci e fenicio-cartaginesi), che determina, pertanto, una minore pressione dei nuovi venuti sulle realtà locali, ma anche la diversità degli indigeni che fin dal loro apparire nel confronto con i colonizzatori non acquisiscono alcuna fisionomia subalterna, ma mantengono sempre un ruolo egemone soprattutto nell'interno del territorio occidentale della Sicilia.

  E' evidente che questa diversità  va ricondotta al racconto leggendario dell'origine degli elimi che ebbe nel poema virgiliano la sua più esaltante esposizione letteraria. Comìè noto, infatti, la tradizione vuole che gli elimi identificati con gli scampati dalla tragedia della distruzione di Troia che, guidati da Enea, fuggono e approdano in Sicilia dove fondano le città di Erice, Entella e Segesta. Qui morirà Anchise, ma Enea, seguendo il suo destino, continuerà il suo viaggio alla volta del Lazio dove contribuirà alla nascita di Roma. Nel mito si nasconde certamente  una realtà storica che dovrebbe collegarsi alla particolare autonomia di questo popolo nella storia siciliana. (Sebastiano Tusa)

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