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venerdì 20 novembre 2020

Cultura dominante. Proviamo a capire per essere uomini liberi, sempre. (4)

 Il Novecento: il secolo che ancora

 non è stato compiutamente storicizzato.

Come verrà ricordato fra molti secoli il Novecento? Se ai nostri giorni al Settecento abbiamo assegnato il titolo di "secolo dei lumi", all'Ottocento di "secolo liberale" come verrà ricordato il Novecento sui libri di Storia ? Qualcuno osa già sostenere "Secolo dei genocidi" riferendosi alle camere a gas nazi-fasciste, alle due guerre mondiali, alle infinite guerre per l'indipendenza dei popoli extra-europei.

E' probabile, se non certo, che il Novecento è stato il secolo più terribile della Storia dell'Occidente; guerre e stragi l'hanno visto in prima fila, e purtroppo non da solo se pensiamo allo stalinismo russo nella parte orientale del continente o ai grandi e piccoli dittatori sparsi per il pianeta.

Ogni popolo vive dell'eredità del passato

Il vecchio continente subì una prima straordinaria trasformazione sociale con la fine della prima guerra mondiale: milioni e milioni di contadini che erano stati al fronte al ritorno a casa non possedevano più la forma mentis "contadina". Da uomini legati alla terra che erano stati fino alla partenza per il fronte, preferirono trasformarsi in "operai", in operai industriali. Non fu una trasformazione facile, fu un processo traumatico ma irreversibile. Altro fenomeno di quel dopoguerra fu, conseguenza diretta della trasformazione da contadini ad operai, l'incremento dei flussi migratori, da ogni paese europeo in direzione delle Americhe, Stati Uniti soprattutto. La gente che era stata in guerra, quantificata in milioni di uomini, non si ritrovò più, non riuscì a reinserirsi nelle società tradizionali che avevano lasciato prima di partire per il "fronte". 

I movimenti socialisti che da fine Ottocento avevano posto radice in ogni paese del vecchio continente e che esigevano cambiamenti radicali nell'impianto umano ed in quello istituzionale riuscirono ad arrivare alle soglie del potere in più stati. In questo quadro di accellerata rinascita si affermò per la prima volta e con radici definitive, accanto alla tradizionale cultura letteraria -definita la cultura alta-,  la "cultura popolare", grazie anche -se non soprattutto- alla diffusione a mezzo stampa, giornali, radio ... 

Iniziarono a declinare e addirittura ad estinguersi le vecchie ideologie conservatrici basate sull'ordine sociale tradizionale, sui superstiti e residui valori del feudalesimo. Da noi, a Contessa, vi furono periodi di notevole carenza di manodopera nella masseria di Vaccarizzo; Contessa e tanti altri paesini dell'entroterra erano stati infatti abbandonati dai residenti nella corsa precipitosa verso l'America. In quel primo Novecento le case disabitate (case? per dirsi) a Contessa erano tantissime, ben oltre la metà. In effetti non di case si trattava.  

Nel Nord del paese era nata e divenuta solida una classe operaia che contestava la politica liberale dei governi ante e post prima guerra mondiale. Nei primi anni venti il potere economico-industriale ed agrario, con la complicità della monarchia,  che si riconoscevano nella politica liberale del paese cominceranno a temere che i socialisti potessero accedere -come peraltro era accaduto in altri paesi europei- al governo. Fu questo il tempo in cui il Paese legale si consegnò alla violenza e poi al potere fascista.

Un pò avunque nel primo Novecento in Europa, sul piano culturale, artisti, scrittori, pittori etc., si spostarono dal romanticismo e dal realismo verso forme "moderniste".  Il progresso industriale, l'evidente rottura con la precedente visione del mondo e l'evidente crescita sociale e culturale delle masse spingeva anche la cultura a riposizionarsi. Ad affascinare gli intellettuali cominciarono essere le scienze naturali.

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