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mercoledì 11 novembre 2020

Riflessioni sulla Storia (6)

Trattegiamo il sistema feudale: 

il sistema che gli arbëreshë 

sconoscevano prima di arrivare in Sicilia

 La Chiesa medievale

Il Cristianesimo dopo essere stato riconosciuto lecito da Costantino, l'imperatore romano che spostò la capitale da Roma a Costantinopoli, aveva assunto nel IV secolo un ruolo di primo piano su tutti i popoli del bacino mediterraneo. La struttura interna che fu data alla Chiesa fu quella della "pentarchia", cinque autorità di pari grado che periodicamente, congiuntamente ai loro vescovi si riunirono in "Concilio ecumenico" presieduto dall'Imperatore. Tutti i grandi concili che definirono le dottrine cristiane si tennero in Oriente dal momento che l'intero Occidente, Italia compresa, dal V secolo in poi si era imbarbarito. Gradualmente fra il patriarcato di Roma, ormai fuori dai confini imperiali, e gli altri quattro che ricadevano nei territori ancora bizantini si creò una frontierra non solamente politica ma soprattutto culturale, un fossato che si approfondì definitivamente nel 1453 con la caduta in mano dei turchi di Costantinopoli e delle altre tre sedi patriarcali.

Gli invasori barbari istituiscono
nell'Occidente -da loro invaso-
il regime feudale.
L'Occidente, da parte sua, indebolito dalle invasioni barbariche, si sgretolò in più regni entro cui le città videro l'impoverimento  delle masse e la scomparsa dei valori etici e culturali che avevano reso grande l'impero romano e avevano inoltre reso possibile la stessa precedente diffusione del Cristianesimo. Dal crollo dell'Impero in Occidente tuttavia lentamente e lungo i secoli fino ad arrivare all'anno mille nacquero due vere e proprie Potenze: la Chiesa romana e vari e distinti Regni laici (laici rispetto all'Imperatore cristiano di Costantinopoli).

La Chiesa non tardò a ripristinare a livello locale una propria rete nei centri abitati attraverso i vescovi; figure queste che non si occupavano solamente di funzioni e riti religiosi. I vescovi del dopo-crollo dell'Impero Romano d'Occidente si ersero a soggetti di governo/gestione economica, sociale, politica fino al punto di assogettare con le armi territori da accorpare alla loro sede. Nei confronti degli invasori barbari essi vennero a patti, riconobbero formalmente il potere militare ma affermarono (in più luoghi) il loro collegamento col vescovo di Roma, che da allora al titolo di patriarca d'Occidente preferì e si attribuì quello di Papa. 

Da questo nuovo ruolo comincerà (nel dopo invasioni barbariche) a rivendicare il primato sulla Chiesa universale, ossia il ruolo che nell'intero primo millennio era spettato all'Imperatore cristiano di Costantinopoli. Pretesa che gli altri quattro patriarchi dell'Oriente bizantino non intesero affatto riconoscergli, nemmeno quando la loro debolezza fu grande e irrimediabile in seguito all'invasione ottomana. Decisivo fu -di contro- per la Chiesa d'Occidente l'essere riuscita a raggiungere ruoli di primo piano -fino ad allora sconosciuti- grazie al sostegno ricevuto nell'VIII secolo dai re dei Franchi che gli riconobbero vasti territori nell'Italia centrale sottratti in gran parte proprio all'Imperatore cristiano bizantino. I bizantini conservarono sotto il loro controllo ancora per altri secoli l'Italia meridionale e la Sicilia. Il legame del Vescovo di Roma con i Franchi fu quello che rese irrimediabile l'unità del mondo cristiano d'origine, quello che da Costantino in poi si era riconosciuto nell'Imperatore cristiano di Costantinopoli.

A rendere evidente la spaccatura fra cristiani arrivò la "Riforma Gregoriana", dal nome del papa che la promosse, Gregorio VII (1073-1075), il cui proposito, in realtà fu di affrancare la Chiesa d'Occidente oltre che dall'Imperatore romano d'Oriente pure dal potere laico feudale dei vari re barbarici che si erano appropriati dell'Impero d'Occidente. Fu imposto, con quella riforma, al clero il divieto di sposarsi (celibato) e al popolo di conseguire lo stato di coniugato.

E' in questo frangente di "autorità" interna che la Chiesa, il papato, in realtà entra nel terreno politico riconoscendo ai vari e distinti regni laici di origine barbarica (Ostrogoti,  Longobardi, Visigoti, Franchi etc) il compito di governare sui popoli cristiani sottomessi. Il papato, che in precedenza era stato uno dei cinque patriarchi, di fatto delineò ed abbozzò con i barbari la duplice base di convivenza in Occidente: ad esso -al Papato- sarebbe toccato il compito di modellare le coscienze comunitarie sia nel profilo religioso che culturale, ai vari e diversificati regni barbarici la disciplina di governo territoriale (istituzionale) ed economica. Da qui l'istitualizzazione del sistema feudale, quello che in Sicilia si tradurrà dai normanni in poi in regime dei "baroni".

La separazione della cristianità occidentale da quella orientale era -a questo punto della Storia- ormai non solo compiuta ma era (e sembra ancora oggi) definitiva. Dall'intesa papato/nuovi invasori barbari insorsero comunque conseguenze (non da poco): i regni barbarici divennero tutti cristiani con l'ovvia interazione culturale che creò le basi dell'Europa multiculturale e multietnica. Tuttavia come in ogni progresso sorge pure la spina: da allora in Occidente spuntò il demone che dura ancora ai nostri giorni, quello dell'antisemitismo. E purtroppo nell'intesa papato/popoli barbari non si trattò di una dimenticanza, ma di altro.

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