Il piccolo e miserabile mondo
Mafia Capitale ci dà l’idea di come capi
partito (capi bastone) delle varie zone di Roma, coloro che controllano i voti di
quartiere, lucravano migliaia di euro al mese.
Uno squallido amministratore qualunque al vertice di
una azienda partecipata si è potuto permettere di chiedere centomila euro come tangente
in cambio di uno spazio pubblico.
l'Interrogativo
Come trattenersi dal dire che la
diffusione del benessere e delle opportunità non avviene né per meriti né con
criteri equilibrati.
Di fronte a maggioranze che si
contendono briciole, una minoritaria elite della società gode di
agi oltraggiosi e con extraterritorialità giuridiche di fatto.
Queste
minoranze, è inutile nasconderlo, sono le stesse che detengono nelle sedi appropriate persino il potere legislativo, nel loro
esclusivo interesse.
Il famigerato governo del popolo, in realtà
non ha (forse mai) espresso il meglio della propria classe dirigente,
degenerando ora nel populismo chiacchierone, che guadagna consenso con promesse
non mantenibili, ad opera di uomini mediocri come (non scordiamocelo) la maggioranza che li vota, e
navigati abbastanza per sapere che la verità elettoralmente non rende.
In molti paesi “liberi”, la democrazia
ha snaturato le sue origini, trasformandosi nel culto della biografia di un
leader: da noi il fenomeno è solo amplificato dalla debolezza del parlamento,
che sostiene supinamente il potentato berlusconiano ieri e quello
renziano oggi, dotati di risorse e soluzioni altrove non ammissibili.
Malata la politica, non migliori
sono le condizioni dell’economia, la cui genesi patologica ha origini piuttosto
antipatiche da ricordare.
Nessun paese ricco al mondo, potrebbe
mantenere il proprio standard di vita usando solo il proprio lavoro, le proprie
risorse o scambiandole equamente con altri.
Il condiviso trucco del denaro, che diffonde inflazione nei paesi poveri ed
acquista da essi beni sottocosto, rappresenta la fonte di
stabilità.
Un gioco vecchio quanto gli imperi della
storia: i Romani scambiavano le monete con risorse alimentari provenienti dalle
province; chi si lamentava per l’inganno veniva invaso dalle legioni, che oggi
si chiamano portaerei, bombardamenti all'anti-Gheddafi o all'anti-Saddam.
Diciamoci la verità: l’abbondanza di
alcuni è da sempre garantita dall’indigenza di altri.
Questa è solo la storia del mondo
misurata nei rapporti di forza, un cieco e naturale egosimo, ma in in realtà,
c’è persino di peggio.
Frederick Nietzche
Egli lucidamente, individua nella
soddisfazione non dei bisogni ma dei peggiori appetiti dell’egoismo, l’energia
che muove l’insaziabile motore dell’economia mondiale.
Anche ora in tempi di crisi, la
percentuale di spesa individuale per i bisogni primari, è una modesta frazione
del totale, contrariamente a quanto avveniva negli anni del boom economico,
ricordato come età dell’oro.
Nelle dirompenti affermazioni del
filosofo, c’è tutta la coerenza del suo percorso speculativo, tendente a
risolvere l’eterna contraddizione tra etica e successo, che già Platone
inquadrava nello scontro tra il bene ed il necessario, e che i moralisti hanno ridotto a quella tra bene e male.
Il nemico del bene che così difficilmente
riusciamo ad esprimere, risiede nella necessaria priorità dei nostri personali
interessi, ogni essere vivente ne risulta imprigionato, essi sono il principale
impedimento della giustizia.
Da duemilacinquecento
anni ne siamo coscienti e tuttavia ogni pedagogia incoraggia ad essere forti, vincenti e giusti, come nelle nostre spettacolari
fiction.
Proprio in questa lacuna, si infila il
genio di Nietzche, che esalta anziché reprimere, la vittoria dell’egoismo sui
valori etici.
Egli rovescia la prospettiva di ricerca,
non considerando la convenienza e la forza come difetti, ma anzi
elevandole ad unico valore, chiamandole volontà di potenza.
Gli argomenti che propone costituiscono
una formidabile tentazione per chiunque, ieri come oggi.
L’etica secondo lui è solo una
illusione, una disperata risorsa psicologica escogitata dai deboli, con cui
cercare riscatto per sopportare le sconfitte, cercando vendetta
nell’infelicità dei forti.
Con la stessa determinazione nella
distruzione dell’etica, il filosofo tedesco si impegna con violenza inaudita
nella negazione del cristianesimo, che ancora una volta, individua giustamente
contestuale al bene, il principale avversario delle sue tesi.
Megalomane come molti grandi, credeva di
poter sradicare il pensiero cristiano dall’Europa, con la forza delle parole
contenute nei suoi scritti, cercando per questo fine finanziamenti.
L’ambizioso progetto di cancellare
quanto sedimentato nei millenni non ebbe successo, ma i danni furono
comunque incalcolabili.
Buona parte della spietata efferatezza
con cui le armate di Hitler terrorizzarono il mondo, derivava anche dalle
convinzioni maturate leggendo le sue pagine.
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