Noi contessioti (e pure noi siciliani) tendiamo a tollerare ogni mancanza o
cattiveria di chi fa parte del nostro gruppo di appartenenza (il partito, il parentado, il fanatismo greco o latino) e guardiamo con la
lente di ingrandimento ogni possibile negatività degli uomini che scegliamo come
nemici in attesa di coglierli in fragranza per giustificare l’odio (ma, più spesso, l'invidia) che gli
riversiamo contro.
Concediamo credito ai “nostri” per sentirci comprensivi e legati da un
legame di complicità a chi potrebbe farci vergognare delle colpe, nelle quali
ci ha trascinato la foga dell’entusiasmo e soprattutto del fanatismo.
Solo nel crollo dei legami di appartenenza ci riappropriamo della nostra coscienza; ma la vigliaccheria poi ci porta a negare di aver mai
fatto parte del prodigioso partito o della setta pseudo religiosa.
Significativo al nostro fine è quanto avvenne al processo di Norimberga dove non un solo gerarca ha avuto il coraggio di difendere il terzo reich; tutti si definirono deboli esecutori o meschini illusi da quelli che a quel
punto erano “gli altri” del partito.
Sì, da noi l'assunzione di responsabilità lascia a desiderare.
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