La Grecia fruirà per la terza volta dal 2011 di un programma di salvataggio.
Si tratterà di un sostegno triennale
compreso fra 82-86 miliardi, però fortemente condizionato:
1) Il Parlamento ellenico ha tre giorni per
approvare un pesante pacchetto di riforme: fisco, pensioni, accesso al mercato,
riforme giudiziarie.
2) Verrà creato gradualmente un fondo
di garanzia degli investimenti da 50 miliardi in cui Atene
collocherà fette di patrimonio della repubblica – isole, demani, palazzi,
aziende pubbliche e soprattutto le banche ricapitalizzate - che, coi suoi
profitti, aiuterà gli investimenti diretti in terra ellenica.
3) Le banche avranno 25 miliardi per essere ricapitalizzate e
da subito la Bce potrà riprendere le manovre sulla liquidità.
L'accordo lascia però profonde ferite.
Sostiene Tsipras: «Abbiamo ottenuto
un alleggerimento del debito e un finanziamento a medio termine».
La realtà però dice che il nuovo accordo è per la Grecia parecchio
più pesante di quello respinto col referendum.
Tsipras adesso deve pure fare i conti con la spaccatura del
suo partito. Varoufakis ha affermato di non aver firmato la precedente offerta
della Troika, che sembra generosa rispetto al nuovo salvataggio, perché
«impossibile, tossica, una di quelle proposte che si presenta quando non si
vuole raggiungere un accordo».
La Troika, a suo avviso, non ha mai trattato in
modo «genuino».
Panagiotis Lafazaris, ministro dell’energia e leader dell’ala
radicale di Syriza, ha invece definito il compromesso raggiunto come «accordo
umiliante».
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