ALDO CAZZULLO, editorialista del Corriere della Sera
Purtroppo il massacro mediático che da 48 ore il giornale più famoso del
mondo sta conducendo ai danni della capitale e del Paese non è fondato solo su
pregiudizi; è alimentato dalle immagini che i lettori mandano al New Yoric Times per avvalorare l'idea della sporcizia,
dell'inefficienza, del degrado estetico e morale.
Forse i conducenti della metropolitana peggiore d'Europa che si fermano
a singhiozzo, i piloti che bloccano gli aerei Alitalia, i custodi che chiudono
il Colosseo e Pompei per assemblea non hanno compreso che simili atteggiamenti
sono incompatibili con il ruolo dell'Italia nel mondo globale. Per rivendicare
diritti e salari si deve cercare la comprensione dei concittadini, non
esasperarli. E l'immagine di Roma e dell'Italia all'estero non è solo questione
di orgoglio nazionale.
Purtroppo questo non l'ha capito neppure Ignazio Marino. Anche
l'incapacità di risolvere un'impasse politica che si trascina da mesi è il
metro della crisi del Paese. Il sindaco appare in fa se confusionale. In realtà
ha davanti a sé solo due strade: o costruisce una nuova giunta di alto livello,
senza cedere agli interessi dei gruppi di pressione e dei comitati d'affari;
oppure si dimette. Ma la partita che si decide in questi mesi va oltre il
destino di una giunta e di una città. Sono la funzione e il futuro del Paese a
essere in discussione. E non soltanto perché chance come l'Expo e il Giubileo
non torneranno. I tesori italiani non sono stati certo scoperti adesso. Ma oggi
più che mai sono preziosi. Perché nel mondo globale non è mai stata tanto forte
la domanda di bellezza, di cultura, di arte, di storia, e anche del genio, dei
saperi, della creatività con cui la bellezza è stata prodotta. L'Italia che
percepisce il turismo come rendita anziché come servizio, che non investe sul
recupero e la valorizzazione dei suoi beni, che chiude Fiumicino prima per un
banale incendio divenuto devastante rogo e poi per scioperi — a fine luglio —:
è un'Italia non all'altezza di se stessa.
Per fortuna c'è un'Italia diversa.
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