Si è conclusa la Visita di Stato del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nella Repubblica di Albania con il suo intervento all'Assemblea parlamentare.
La Visita è iniziata con l'incontro con il Presidente albanese, Bujar Nishani, al termine del quale i due Capi di Stato hanno rilasciato dichiarazioni alla stampa.
Successivamente il Presidente Napolitano è stato ospite di una colazione offerta in suo onore dal Presidente Nishani.
Prima di rientrare a Roma, il Capo dello Stato ha incontrato presso la sede dell'Ambasciata la comunità italiana presente in Albania.
L'amicizia e i comuni interessi rappresentano una solida base per l'avanzamento della collaborazione tra l'Albania e l'Italia: è quanto è emerso nel corso dei colloqui che il Presidente Napolitano ha avuto a Tirana.
Il Capo dello Stato ha inoltre sottolineato come l'Italia non farà mai mancare il sostegno all'Albania, con la speranza di poter aprire il semestre italiano di Presidenza dell'Unione con "la Repubblica di Albania già ammessa ufficialmente allo status di candidato da parte del Consiglio Europeo".
Intervento del Presidente Napolitano all'Assemblea
Parlamentare della Repubblica di Albania
Tirana, 05/03/2014
Signor Presidente della
Repubblica,
Signor Presidente dell'Assemblea Parlamentare,
Onorevoli Deputati,
Signor Primo Ministro,
Signori Ministri,
Signori Ambasciatori,
l'opportunità di visitare l'Albania e di intervenire oggi in questo consesso -grazie all'invito del Presidente Nishani e del Presidente Meta - costituisce per me e per l'Italia motivo di particolare compiacimento e costituisce il modo migliore di riaffermare le comuni responsabilità che discendono da un rapporto così stretto e articolato come quello che unisce i nostri Popoli e le nostre Nazioni.
La soddisfazione che provo oggi nell'essere tra voi, eletti a rappresentanti del vostro Popolo, nasce dalla consapevolezza di quel che rappresenta oggi l'Albania, Paese vicino ed amico che ha celebrato nel 2012 il centenario della propria indipendenza e che negli ultimi venti anni ha compiuto un percorso straordinario, del quale l'Italia è stata attento testimone e partecipe sostenitore, anche in ambito europeo. Per questa ragione, l'orgoglio del popolo albanese per le storiche conquiste di stabilità, prosperità e crescita via via raggiunte è sentimento condiviso dall'Italia e da me personalmente.
I legami profondi e la vicinanza - che non è solo geografica - tra i nostri Paesi investono l'Italia di una responsabilità di cui siamo pienamente consapevoli. Una responsabilità tradottasi sino ad oggi in un costante ed attivo sostegno alle istanze maggiormente sentite dal popolo e dalla nazione albanese; impegno che può - senza tema di smentita- definirsi elemento di continuità della politica estera italiana, comune a tutti i Governi della Repubblica che si sono succeduti dal 1989 ad oggi. Sono certo che tale impegno informerà le nostre relazioni bilaterali anche in futuro ed in special modo in occasione della imminente Presidenza italiana dell'Unione Europea. Il sentimento di profonda amicizia, emerso con particolare calore nei nostri colloqui di oggi, rispecchia l'animo non solo del popolo italiano, ma anche quello dei tanti vostri connazionali che hanno fatto dell'Italia la loro patria di elezione, dando un contributo essenziale alla crescita del nostro Paese e allo sviluppo della cooperazione tra le nostre economie e società. La collettività albanese rappresenta oggi la seconda comunità straniera residente in Italia per numero, ed ha mostrato straordinarie capacità di integrazione nel tessuto sociale, di intelligente dinamismo lavorativo ed imprenditoriale nel nostro Paese, pur conservando la ricchezza della propria cultura, della propria tradizione, che hanno radici antiche nel nostro Paese e nelle comunità storiche albanesi esistenti in alcune regioni italiane.
A questo proposito tengo a ricordare qui che uno dei maggiori uomini politici del Risorgimento italiano e dei primi decenni di vita dello Stato Unitario, Francesco Crispi, usciva dalla Comunità Arbëreshë di Sicilia, in cui i suoi avi occuparono posizioni importanti. È un esempio della grande integrazione e delle affinità intellettuali tra i nostri due popoli! I cittadini albanesi residenti in Italia hanno d'altra parte saputo fornire un contributo importante anche allo sviluppo dell'Albania. Dapprima attraverso un consistente flusso di rimesse finanziarie - che ricorda l'esperienza vissuta dall'Italia grazie ai suoi tanti emigranti all'estero - e, più di recente, mettendo a frutto - nel modo migliore - esperienze e conoscenze guadagnate in Italia, arricchendo il capitale umano del vostro Paese con le professionalità acquisite in campo scientifico, medico, giuridico, culturale.
Alla crescita del tessuto sociale e produttivo albanese partecipa oggi anche una solida componente imprenditoriale italiana, che opera stabilmente, e con crescente soddisfazione, nella realtà albanese. Un dato significativo in questo senso è costituito dalla comune sfida, recentemente coronata da successo, per l'aggiudicazione al consorzio TAP - Trans Adriatic Pipeline della gara per il trasporto del gas azero in Europa. Sono certo che, anche tramite la connessione con il gasdotto IAP - Ionic Adriatic Pipeline, la concertazione sul fronte energetico tra Albania, Grecia e Italia contribuirà in misura sostanziale ad una maggiore integrazione economica e produttiva tra i nostri tre Paesi.
Roma e Tirana esercitano più in generale un ruolo determinante in seno all'Iniziativa Adriatico Ionica che - anche grazie all'attuale Presidenza albanese - ha rappresentato un saldo ancoraggio intergovernativo per la "Strategia dell'Unione Europea volta alla creazione della Macro-regione Adriatico-Ionica". Confido che l'intesa tra i rispettivi esecutivi darà un impulsoessenziale all'elaborazione di tale Strategia in vista dell'approvazione definitiva entro la fine di quest'anno, in significativa coincidenza con la Presidenza italiana dell'Unione Europea.
I successi appena richiamati costituiscono dimostrazioni concrete del vasto potenziale insito nella collaborazione tra Italia ed Albania, una partnership che potrà assumere forme ancor più articolate e dinamiche, con l'obiettivo di favorire la ripresa economica, la coesione sociale e la creazione di posti di lavoro : temi oggi centrali e scottanti per il futuro dell'Albania, dell'Italia e dell'Europa tutta.
Signor Presidente, Onorevoli Deputati,
l'Italia ha sempre garantito- e continuerà a farlo - un deciso sostegno al percorso di avvicinamento dell'Albania all'Europa. L'adesione di Tirana alla NATO di cinque anni fa e la liberalizzazione dei visti Schengen nel 2010 costituiscono successi di cui potete - e possiamo - essere fieri, in attesa di raggiungere il decisivo traguardo del riconoscimento all'Albania dello status di Paese candidato all'ingresso nell'Unione Europea.
E' chiaro a tutti che il posto dell'Albania è in Europa, per storia, cultura, valori.
Se l'Europa ha rappresentato molto per l'Albania, e più ancora potrà farlo in futuro, l'Albania, da parte sua, ha ampiamente dimostrato di aver fatto e poter fare molto per la famiglia europea. Il "Paese delle Aquile" e i suoi cittadini hanno mostrato la loro determinazione nel superare periodi difficili e momenti di svolta, valorizzando al meglio le proprie risorse, umane e materiali. Nella regione balcanica, scossa negli anni '90 da endemiche criticità e aspri conflitti, l'Albania si è sempre più dimostrata elemento di stabilità, in quanto convinta sostenitrice del dialogo e portatrice di istanze di democrazia, tolleranza, supremazia dello Stato di diritto. Un atteggiamento, un'identità, che costituisce il segno più evidente della condivisione di quei valori che sono il cuore unificante dell'Unione e l'essenza della nostra comune identità. Il vostro impegno ha trasceso i confini della regione balcanica per contribuire alla pace ed alla sicurezza internazionali, con l'apporto a missioni come quella in Afghanistan, dove il contingente albanese, schierato a fianco dei militari italiani nella regione occidentale di quel Paese, ha svolto un'azione degna del massimo apprezzamento, a testimonianza viva dell'intesa profonda che lega i nostri popoli.
I valori cui ho fatto cenno poc'anzi non appartengono esclusivamente agli anni più recenti della vostra storia. Essi Vi hanno portato, durante il secondo conflitto mondiale, a offrire rifugio a migliaia di cittadini di religione ebraica in fuga dalle persecuzioni e dalla tragedia dell'olocausto, così come ad assistere i militari italiani che, negli ultimi anni di quella terribile guerra, hanno trovato nel popolo albanese solidarietà ed amicizia, nonostante fossero qui giunti in veste di aggressori e occupanti durante il regime fascista. E non dimenticheremo mai la fraternità espressasi nella comune partecipazione alle brigate partigiane, in una delle quali combatté e cadde un mio eroico amico di gioventù, Galdo Galderisi.
Nel corso della sua storia recente, ed in particolare dopo il 1992, l'Albania ha affrontato un percorso di crescita che ha portato alla ricostruzione delle fondamenta stesse dello Stato ed alla creazione di Istituzioni responsabili e impegnate nella difesa dei valori democratici posti a base della civiltà europea. Abbiamo assistito, e attivamente contribuito con spirito di sincera fratellanza, al graduale miglioramento delle condizioni di vita della popolazione albanese, alla nascita di un'imprenditorialità moderna e dinamica - simboleggiata dall'operosità di migliaia di piccole e medie imprese - al progressivo rafforzamento dei diversi corpi sociali, che costituiscono oggi l'ossatura di una società ed un Paese che prospera, pur nel confronto con le sfide del mercato globale e con le difficoltà imposte dalla crisi economica internazionale.
Questi progressi sono stati riconosciuti dall'Unione Europea, e non sorprende dunque la delusione, il sincero rammarico con cui, a Roma come a Tirana, è stata accolta la scelta di posticipare a giugno prossimo la decisione in merito al riconoscimento dello status di Paese candidato all'Albania. Desidero, a questo proposito, farmi interprete oggi, nel luogo-simbolo della Vostra democrazia, di un messaggio di ottimismo e di fiducia, nelle capacità e potenzialità dell'Albania. Incoraggio l'amico popolo albanese a perseguire con tenacia e rinnovata convinzione l'obiettivo europeo, rinvigorendo il proprio slancio legislativo in senso riformista, in modo tale da riaffermare, in vista delle impegnative scadenze di giugno, l'effettiva separazione dei poteri e la piena supremazia dello stato di diritto. Si riveleranno cruciali, in questo contesto, gli sforzi volti a rafforzare sia ulteriormente la lotta alla criminalità, che tende a rialzare la testa e a farsi aggressiva, sia la riforma del sistema giudiziario ed il contrasto ai fenomeni di corruzione, in coerenza con un quadro legislativo forte e già oggi considerato sostanzialmente in linea con quello dell'Unione Europea e con gli standard internazionali.
Il pieno rispetto dei diritti fondamentali della persona e il buon funzionamento delle Istituzioni dello Stato al servizio dei cittadini sono nel nucleo vitale dei valori democratici su cui si fonda l'Europa unita, e i progressi sin qui compiuti rappresentano un concreto stimolo a procedere nella stessa direzione, senza riserve né cedimenti. Sono convinto che di tali progressi vada riconosciuto il merito, in primo luogo, a questa Istituzione parlamentare, per il metodico e non facile lavoro compiuto durante questa e le precedenti legislature.
Se dunque compiti seri ed impegnativi attendono ancora nei mesi a venire questa Assemblea Parlamentare e l'Albania tutta, l'Italia sarà nello stesso tempo chiamata ad uno sforzo straordinario, attraverso l'esercizio della Presidenza dell'Unione Europea. L'impegno della Presidenza italiana sarà volto anzitutto ad individuare una risposta comune - in termini di crescita mirata all'occupazione, specialmente giovanile - alla crisi che attanaglia l'economia europea sin dal 2008 e che costituisce, come ho avuto modo di ricordare alcune settimane fa al Parlamento Europeo di Strasburgo, la causa più immediatamente riconoscibile del difficile momento attraversato dall'Europa.
Una nuova stagione di crescita economica sostenibile e compatibile con l'equilibrio dei conti pubblici è indispensabile per ricreare fiducia, ma deve essere accompagnata da nuovi sviluppi istituzionali e politici nel senso di una maggiore integrazione e di una più netta legittimazione democratica dell'Unione. Non vi è dubbio infatti, che l'uscita dalla crisi passi per un ulteriore passo avanti nel percorso di integrazione europea: già diversi decenni fa Jean Monnet aveva ammonito i cittadini europei affermando che "i nostri paesi sono divenuti troppo piccoli... rispetto alla misura dell'America e della Russia oggi, della Cina e dell'India domani". Ebbene, quel "domani" prefigurato da Monnet, quasi una profezia, è divenuto il nostro "oggi" e con esso dobbiamo saper fare seriamente i conti.
Credo però che la crisi di consenso popolare di cui l'Unione Europea sta oggi soffrendo abbia ragioni più complesse, e che il cambiamento debba andare al di là delle politiche economiche e sociali. Il punto cruciale della questione europea oggi è il rilancio dei valori e della visione comune che costituiscono la vera identità e missione dell'Europa: solo così può recuperarsi il sentimento europeista che ha animato le generazioni dei padri fondatori e che rischia di perdersi nelle difficoltà dell'oggi. Questo sentimento non può però basarsi, come accadde nella fase fondativa dell'Unione, esclusivamente sul rifiuto di un nazionalismo egoista e conflittuale, bensì radicarsi nella lucida consapevolezza della stringente necessità di dar vita a nuovi sviluppi dell'Unione in senso politico, tanto per quel che riguarda le grandi scelte di sviluppo nell'intero nostro spazio comune, quanto per gli aspetti delle relazioni esterne e della proiezione dei nostri valori e della nostra azione nelle altre parti del mondo e nell'area del Mediterraneo in primo luogo.
Pur nelle differenti declinazioni nazionali, esiste infatti uno spazio culturale europeo comune: un insieme di esperienze creative, di tradizioni e aspirazioni che ci accomunano e fanno di noi dei cittadini europei. Nessuno può illudersi che tale identità, che racchiude in sé le singole identità nazionali senza costituire soltanto la loro somma, possa essere difesa in ordine sparso, attraverso una chiusura nella propria dimensione nazionale. In mancanza di una dimensione realmente europea, le pressioni esercitate dalla globalizzazione delle opportunità e delle crisi rischierebbero di sommergere l'Unione Europea.
A questa riflessione - che verosimilmente non si esaurirà nel breve periodo - sono convinto debba partecipare anche l'Albania, per la quale il cammino europeo è divenuto un obiettivo condiviso da tutte le forze politiche, nel superiore interesse del Paese.
Credo sia compito e dovere dei cittadini, delle Istituzioni nazionali e di quelle europee, coltivare e far crescere questa comunità di valori e di diritti e fornire il proprio contributo affinché il patrimonio faticosamente costruito in più di cinquant'anni sia salvaguardato e si arricchisca di risposte alle sfide di questi tempi difficili. Il processo di allargamento ulteriore dell'Unione Europea è certamente uno dei traguardi più ambiziosi, ma anche quello che meglio di altri può fornire un nuovo impeto di apertura ed energia positiva alla costruzione europea. L'aspirazione albanese e di altri Paesi a entrare a far parte a pieno titolo dell'Unione rappresenta, per tutti i popoli europei, un forte segnale di fiducia in un momento difficile: e ricorda a tutti noi come il valore dell'Europa non derivi esclusivamente dalla sua dimensione economica, ma dall'essere in primo luogo una unione di popoli liberi e di Stati democratici.
L'Europa ha fatto molto per i nostri Paesi. Per l'Italia, essa ha rappresentato la fiducia nel futuro negli anni del secondo dopoguerra e della ricostruzione. Per l'Albania, in particolare nel periodo dell'isolamento e della dittatura, l'Unione ha costituito certamente una speranza. Il cammino percorso sinora ha mostrato come il sostegno e la fiducia nei confronti dell'Albania fossero ben riposti: questo cammino deve proseguire, con la fierezza e la fiducia motivate dai molti progressi compiuti e la determinazione nel raggiungere questo storico traguardo, per il bene del Paese.
L'Italia, come in passato, non farà mai mancare - lo ripeto ancora una volta - fiducia e sostegno. Essa spera di poter aprire il semestre di Presidenza dell'Unione di cui avrà la guida, con la Repubblica di Albania già ammessa ufficialmente allo status di candidato da parte del Consiglio Europeo.
Con questa nota di ottimismo nelle nostre capacità e nella nostra visione, ringrazio ancora una volta tutti Voi per l'attenzione e la calorosa accoglienza riservatami e colgo questa occasione per rivolgere all'amico popolo albanese il mio più sincero ringraziamento per l'altissimo riconoscimento tributato all'Italia attraverso il conferimento alla mia persona, annunciato dal Presidente Nishani, della Medaglia della Bandiera, testimonianza del profondo legame di amicizia tra i nostri Popoli.
Signor Presidente dell'Assemblea Parlamentare,
Onorevoli Deputati,
Signor Primo Ministro,
Signori Ministri,
Signori Ambasciatori,
l'opportunità di visitare l'Albania e di intervenire oggi in questo consesso -grazie all'invito del Presidente Nishani e del Presidente Meta - costituisce per me e per l'Italia motivo di particolare compiacimento e costituisce il modo migliore di riaffermare le comuni responsabilità che discendono da un rapporto così stretto e articolato come quello che unisce i nostri Popoli e le nostre Nazioni.
La soddisfazione che provo oggi nell'essere tra voi, eletti a rappresentanti del vostro Popolo, nasce dalla consapevolezza di quel che rappresenta oggi l'Albania, Paese vicino ed amico che ha celebrato nel 2012 il centenario della propria indipendenza e che negli ultimi venti anni ha compiuto un percorso straordinario, del quale l'Italia è stata attento testimone e partecipe sostenitore, anche in ambito europeo. Per questa ragione, l'orgoglio del popolo albanese per le storiche conquiste di stabilità, prosperità e crescita via via raggiunte è sentimento condiviso dall'Italia e da me personalmente.
I legami profondi e la vicinanza - che non è solo geografica - tra i nostri Paesi investono l'Italia di una responsabilità di cui siamo pienamente consapevoli. Una responsabilità tradottasi sino ad oggi in un costante ed attivo sostegno alle istanze maggiormente sentite dal popolo e dalla nazione albanese; impegno che può - senza tema di smentita- definirsi elemento di continuità della politica estera italiana, comune a tutti i Governi della Repubblica che si sono succeduti dal 1989 ad oggi. Sono certo che tale impegno informerà le nostre relazioni bilaterali anche in futuro ed in special modo in occasione della imminente Presidenza italiana dell'Unione Europea. Il sentimento di profonda amicizia, emerso con particolare calore nei nostri colloqui di oggi, rispecchia l'animo non solo del popolo italiano, ma anche quello dei tanti vostri connazionali che hanno fatto dell'Italia la loro patria di elezione, dando un contributo essenziale alla crescita del nostro Paese e allo sviluppo della cooperazione tra le nostre economie e società. La collettività albanese rappresenta oggi la seconda comunità straniera residente in Italia per numero, ed ha mostrato straordinarie capacità di integrazione nel tessuto sociale, di intelligente dinamismo lavorativo ed imprenditoriale nel nostro Paese, pur conservando la ricchezza della propria cultura, della propria tradizione, che hanno radici antiche nel nostro Paese e nelle comunità storiche albanesi esistenti in alcune regioni italiane.
A questo proposito tengo a ricordare qui che uno dei maggiori uomini politici del Risorgimento italiano e dei primi decenni di vita dello Stato Unitario, Francesco Crispi, usciva dalla Comunità Arbëreshë di Sicilia, in cui i suoi avi occuparono posizioni importanti. È un esempio della grande integrazione e delle affinità intellettuali tra i nostri due popoli! I cittadini albanesi residenti in Italia hanno d'altra parte saputo fornire un contributo importante anche allo sviluppo dell'Albania. Dapprima attraverso un consistente flusso di rimesse finanziarie - che ricorda l'esperienza vissuta dall'Italia grazie ai suoi tanti emigranti all'estero - e, più di recente, mettendo a frutto - nel modo migliore - esperienze e conoscenze guadagnate in Italia, arricchendo il capitale umano del vostro Paese con le professionalità acquisite in campo scientifico, medico, giuridico, culturale.
Alla crescita del tessuto sociale e produttivo albanese partecipa oggi anche una solida componente imprenditoriale italiana, che opera stabilmente, e con crescente soddisfazione, nella realtà albanese. Un dato significativo in questo senso è costituito dalla comune sfida, recentemente coronata da successo, per l'aggiudicazione al consorzio TAP - Trans Adriatic Pipeline della gara per il trasporto del gas azero in Europa. Sono certo che, anche tramite la connessione con il gasdotto IAP - Ionic Adriatic Pipeline, la concertazione sul fronte energetico tra Albania, Grecia e Italia contribuirà in misura sostanziale ad una maggiore integrazione economica e produttiva tra i nostri tre Paesi.
Roma e Tirana esercitano più in generale un ruolo determinante in seno all'Iniziativa Adriatico Ionica che - anche grazie all'attuale Presidenza albanese - ha rappresentato un saldo ancoraggio intergovernativo per la "Strategia dell'Unione Europea volta alla creazione della Macro-regione Adriatico-Ionica". Confido che l'intesa tra i rispettivi esecutivi darà un impulsoessenziale all'elaborazione di tale Strategia in vista dell'approvazione definitiva entro la fine di quest'anno, in significativa coincidenza con la Presidenza italiana dell'Unione Europea.
I successi appena richiamati costituiscono dimostrazioni concrete del vasto potenziale insito nella collaborazione tra Italia ed Albania, una partnership che potrà assumere forme ancor più articolate e dinamiche, con l'obiettivo di favorire la ripresa economica, la coesione sociale e la creazione di posti di lavoro : temi oggi centrali e scottanti per il futuro dell'Albania, dell'Italia e dell'Europa tutta.
Signor Presidente, Onorevoli Deputati,
l'Italia ha sempre garantito- e continuerà a farlo - un deciso sostegno al percorso di avvicinamento dell'Albania all'Europa. L'adesione di Tirana alla NATO di cinque anni fa e la liberalizzazione dei visti Schengen nel 2010 costituiscono successi di cui potete - e possiamo - essere fieri, in attesa di raggiungere il decisivo traguardo del riconoscimento all'Albania dello status di Paese candidato all'ingresso nell'Unione Europea.
E' chiaro a tutti che il posto dell'Albania è in Europa, per storia, cultura, valori.
Se l'Europa ha rappresentato molto per l'Albania, e più ancora potrà farlo in futuro, l'Albania, da parte sua, ha ampiamente dimostrato di aver fatto e poter fare molto per la famiglia europea. Il "Paese delle Aquile" e i suoi cittadini hanno mostrato la loro determinazione nel superare periodi difficili e momenti di svolta, valorizzando al meglio le proprie risorse, umane e materiali. Nella regione balcanica, scossa negli anni '90 da endemiche criticità e aspri conflitti, l'Albania si è sempre più dimostrata elemento di stabilità, in quanto convinta sostenitrice del dialogo e portatrice di istanze di democrazia, tolleranza, supremazia dello Stato di diritto. Un atteggiamento, un'identità, che costituisce il segno più evidente della condivisione di quei valori che sono il cuore unificante dell'Unione e l'essenza della nostra comune identità. Il vostro impegno ha trasceso i confini della regione balcanica per contribuire alla pace ed alla sicurezza internazionali, con l'apporto a missioni come quella in Afghanistan, dove il contingente albanese, schierato a fianco dei militari italiani nella regione occidentale di quel Paese, ha svolto un'azione degna del massimo apprezzamento, a testimonianza viva dell'intesa profonda che lega i nostri popoli.
I valori cui ho fatto cenno poc'anzi non appartengono esclusivamente agli anni più recenti della vostra storia. Essi Vi hanno portato, durante il secondo conflitto mondiale, a offrire rifugio a migliaia di cittadini di religione ebraica in fuga dalle persecuzioni e dalla tragedia dell'olocausto, così come ad assistere i militari italiani che, negli ultimi anni di quella terribile guerra, hanno trovato nel popolo albanese solidarietà ed amicizia, nonostante fossero qui giunti in veste di aggressori e occupanti durante il regime fascista. E non dimenticheremo mai la fraternità espressasi nella comune partecipazione alle brigate partigiane, in una delle quali combatté e cadde un mio eroico amico di gioventù, Galdo Galderisi.
Nel corso della sua storia recente, ed in particolare dopo il 1992, l'Albania ha affrontato un percorso di crescita che ha portato alla ricostruzione delle fondamenta stesse dello Stato ed alla creazione di Istituzioni responsabili e impegnate nella difesa dei valori democratici posti a base della civiltà europea. Abbiamo assistito, e attivamente contribuito con spirito di sincera fratellanza, al graduale miglioramento delle condizioni di vita della popolazione albanese, alla nascita di un'imprenditorialità moderna e dinamica - simboleggiata dall'operosità di migliaia di piccole e medie imprese - al progressivo rafforzamento dei diversi corpi sociali, che costituiscono oggi l'ossatura di una società ed un Paese che prospera, pur nel confronto con le sfide del mercato globale e con le difficoltà imposte dalla crisi economica internazionale.
Questi progressi sono stati riconosciuti dall'Unione Europea, e non sorprende dunque la delusione, il sincero rammarico con cui, a Roma come a Tirana, è stata accolta la scelta di posticipare a giugno prossimo la decisione in merito al riconoscimento dello status di Paese candidato all'Albania. Desidero, a questo proposito, farmi interprete oggi, nel luogo-simbolo della Vostra democrazia, di un messaggio di ottimismo e di fiducia, nelle capacità e potenzialità dell'Albania. Incoraggio l'amico popolo albanese a perseguire con tenacia e rinnovata convinzione l'obiettivo europeo, rinvigorendo il proprio slancio legislativo in senso riformista, in modo tale da riaffermare, in vista delle impegnative scadenze di giugno, l'effettiva separazione dei poteri e la piena supremazia dello stato di diritto. Si riveleranno cruciali, in questo contesto, gli sforzi volti a rafforzare sia ulteriormente la lotta alla criminalità, che tende a rialzare la testa e a farsi aggressiva, sia la riforma del sistema giudiziario ed il contrasto ai fenomeni di corruzione, in coerenza con un quadro legislativo forte e già oggi considerato sostanzialmente in linea con quello dell'Unione Europea e con gli standard internazionali.
Il pieno rispetto dei diritti fondamentali della persona e il buon funzionamento delle Istituzioni dello Stato al servizio dei cittadini sono nel nucleo vitale dei valori democratici su cui si fonda l'Europa unita, e i progressi sin qui compiuti rappresentano un concreto stimolo a procedere nella stessa direzione, senza riserve né cedimenti. Sono convinto che di tali progressi vada riconosciuto il merito, in primo luogo, a questa Istituzione parlamentare, per il metodico e non facile lavoro compiuto durante questa e le precedenti legislature.
Se dunque compiti seri ed impegnativi attendono ancora nei mesi a venire questa Assemblea Parlamentare e l'Albania tutta, l'Italia sarà nello stesso tempo chiamata ad uno sforzo straordinario, attraverso l'esercizio della Presidenza dell'Unione Europea. L'impegno della Presidenza italiana sarà volto anzitutto ad individuare una risposta comune - in termini di crescita mirata all'occupazione, specialmente giovanile - alla crisi che attanaglia l'economia europea sin dal 2008 e che costituisce, come ho avuto modo di ricordare alcune settimane fa al Parlamento Europeo di Strasburgo, la causa più immediatamente riconoscibile del difficile momento attraversato dall'Europa.
Una nuova stagione di crescita economica sostenibile e compatibile con l'equilibrio dei conti pubblici è indispensabile per ricreare fiducia, ma deve essere accompagnata da nuovi sviluppi istituzionali e politici nel senso di una maggiore integrazione e di una più netta legittimazione democratica dell'Unione. Non vi è dubbio infatti, che l'uscita dalla crisi passi per un ulteriore passo avanti nel percorso di integrazione europea: già diversi decenni fa Jean Monnet aveva ammonito i cittadini europei affermando che "i nostri paesi sono divenuti troppo piccoli... rispetto alla misura dell'America e della Russia oggi, della Cina e dell'India domani". Ebbene, quel "domani" prefigurato da Monnet, quasi una profezia, è divenuto il nostro "oggi" e con esso dobbiamo saper fare seriamente i conti.
Credo però che la crisi di consenso popolare di cui l'Unione Europea sta oggi soffrendo abbia ragioni più complesse, e che il cambiamento debba andare al di là delle politiche economiche e sociali. Il punto cruciale della questione europea oggi è il rilancio dei valori e della visione comune che costituiscono la vera identità e missione dell'Europa: solo così può recuperarsi il sentimento europeista che ha animato le generazioni dei padri fondatori e che rischia di perdersi nelle difficoltà dell'oggi. Questo sentimento non può però basarsi, come accadde nella fase fondativa dell'Unione, esclusivamente sul rifiuto di un nazionalismo egoista e conflittuale, bensì radicarsi nella lucida consapevolezza della stringente necessità di dar vita a nuovi sviluppi dell'Unione in senso politico, tanto per quel che riguarda le grandi scelte di sviluppo nell'intero nostro spazio comune, quanto per gli aspetti delle relazioni esterne e della proiezione dei nostri valori e della nostra azione nelle altre parti del mondo e nell'area del Mediterraneo in primo luogo.
Pur nelle differenti declinazioni nazionali, esiste infatti uno spazio culturale europeo comune: un insieme di esperienze creative, di tradizioni e aspirazioni che ci accomunano e fanno di noi dei cittadini europei. Nessuno può illudersi che tale identità, che racchiude in sé le singole identità nazionali senza costituire soltanto la loro somma, possa essere difesa in ordine sparso, attraverso una chiusura nella propria dimensione nazionale. In mancanza di una dimensione realmente europea, le pressioni esercitate dalla globalizzazione delle opportunità e delle crisi rischierebbero di sommergere l'Unione Europea.
A questa riflessione - che verosimilmente non si esaurirà nel breve periodo - sono convinto debba partecipare anche l'Albania, per la quale il cammino europeo è divenuto un obiettivo condiviso da tutte le forze politiche, nel superiore interesse del Paese.
Credo sia compito e dovere dei cittadini, delle Istituzioni nazionali e di quelle europee, coltivare e far crescere questa comunità di valori e di diritti e fornire il proprio contributo affinché il patrimonio faticosamente costruito in più di cinquant'anni sia salvaguardato e si arricchisca di risposte alle sfide di questi tempi difficili. Il processo di allargamento ulteriore dell'Unione Europea è certamente uno dei traguardi più ambiziosi, ma anche quello che meglio di altri può fornire un nuovo impeto di apertura ed energia positiva alla costruzione europea. L'aspirazione albanese e di altri Paesi a entrare a far parte a pieno titolo dell'Unione rappresenta, per tutti i popoli europei, un forte segnale di fiducia in un momento difficile: e ricorda a tutti noi come il valore dell'Europa non derivi esclusivamente dalla sua dimensione economica, ma dall'essere in primo luogo una unione di popoli liberi e di Stati democratici.
L'Europa ha fatto molto per i nostri Paesi. Per l'Italia, essa ha rappresentato la fiducia nel futuro negli anni del secondo dopoguerra e della ricostruzione. Per l'Albania, in particolare nel periodo dell'isolamento e della dittatura, l'Unione ha costituito certamente una speranza. Il cammino percorso sinora ha mostrato come il sostegno e la fiducia nei confronti dell'Albania fossero ben riposti: questo cammino deve proseguire, con la fierezza e la fiducia motivate dai molti progressi compiuti e la determinazione nel raggiungere questo storico traguardo, per il bene del Paese.
L'Italia, come in passato, non farà mai mancare - lo ripeto ancora una volta - fiducia e sostegno. Essa spera di poter aprire il semestre di Presidenza dell'Unione di cui avrà la guida, con la Repubblica di Albania già ammessa ufficialmente allo status di candidato da parte del Consiglio Europeo.
Con questa nota di ottimismo nelle nostre capacità e nella nostra visione, ringrazio ancora una volta tutti Voi per l'attenzione e la calorosa accoglienza riservatami e colgo questa occasione per rivolgere all'amico popolo albanese il mio più sincero ringraziamento per l'altissimo riconoscimento tributato all'Italia attraverso il conferimento alla mia persona, annunciato dal Presidente Nishani, della Medaglia della Bandiera, testimonianza del profondo legame di amicizia tra i nostri Popoli.
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