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martedì 29 novembre 2011

Le pensioni. La Sicilia mondo.... a parte

Si lascia intendere dai media italiani che il cinque dicembre Mario Monti metterà sul tavolo le sue carte, o meglio le sue ricette, per salvare l'Italia dal baratro. Per la verità sul baratro ormai non c'è solo l'Italia, la Grecia, la Spagna o l'Irlanda ma l'Europa intera, se è vero (come è vero) che nei giorni scorsi nemmeno la precisa (meticolosa) Germania è riuscita a piazzare sul mercato buona parte dei Bond che erano andati in scadenza.
La paura ormai ha contaggiato tutti, anche i paesi virtuosi, ossia i paesi nordici (Filandia, Olanda, Germania) come i paesi, tradizionalmentre caotici, come Grecia e Italia.
Tutti si stanno adoperando per mettere a posto i propri conti ed i propri equilibri di bilancio, tranne -ovviamente- la Regione Sicilia. Qui si discute, si chiacchiera e si rinvia; i siciliani (è risaputo) si ritengono i più furbi di tutti, ma (lo insegna la Storia) sono il popolo che ama farsi da sè stesso male per poi poter incolpare gli altri, il mondo circostante.
Il caso delle pensioni.
Mario Monti sta per eliminare (ci sta provando) alcuni dei privilegi che esistono nel sistema previdenziale. La Sicilia, che di privilegi e di caste è la patria, invece chiacchiera, discute e rinvia. Una Sicilia senza privileggiati, senza mafiosi, senza politicanti in effetti perderebbe l'identità, si sentirebbe smarrita.
I dipendenti della Regione Sicilia ancora oggi possono andare in pensione 45 anni, basta che abbiano un parente infermo da assistere !
E' la Regione Sicilia, a statuto speciale, che decide in questo campo e non c' Mario Monti che possa intromettersi. Le altre Regioni hanno avviato il dimezzamento dei politicanti ? In Sicilia di dimezzamento nessuno ne parla; per lasciar intendere che da noi riusciamo ad essere sensibili si è avviato la discussione, la chiacchiera ed il rinvio per tagliare il numero dei parassiti-politicanti da 90 a 70. Noi in Sicilia se non abbiamo dei nullafacenti da mantenere infatti ci sentiremmo in colpa.
Nessuno immagini che all'Assemblea ci sia uno schieramento progressista che lotti contro i privilegi ed uno conservatore che li difenda. No ! Manco a pensarci !
In Sicilia destra e sinistra  sono l'una fotocopia dell'altra nell'obiettivo di autoconservare ogni possibile sistema di casta.
Gli stessi assessori (definiti tecnici, ma nessuno ha mai capito da quali scuole di pensiero provengano) si avvalgono delle leggi-privilegio.
C'è uno di costoro, un assessore, che lavorava (questo termine da noi ha un significato equivoco !) come alto burocrate della Regione (ne abbiamo oltre 2000 unità, infatti; però se c'è da lavorare vengono nominati decine e decine di consulenti) ed  è andato in pensione quarantenne (con un bel gruzzoletto di migliaia di euro mensili); ebbene è divenuto assessore regionale designato dal partito che nel 2008 aveva perso le elezioni (la sinistra fasulla) ma che è oggi la forza dominante del governo di Raffaele Lombardo, effige sicula per antonomasia.
Il discorso svolto -ne siamo consapevoli- è difficile da intendere per chi non è siciliano. Però in Sicilia per riuscire a dire tutto è davvero 'difficile'.

Ma torniamo ai privilegi nel sistema pensionistico siciliano.
Sembra che la Regione voglia porre fine a questo scandalo dei quarantenni in pensione, ma il solo annuncio, seguito -come sempre- da discussioni, chiacchiere e rinvio, ha scatenato una fuga dal lavoro di numerosi di 45-50enni.
Le baby pensioni non sono del tutto cessate dal 1992, quando la riforma di Giuliano Amato mise fine, nel resto della penisola, al privilegio dei dipendenti pubblici che potevano andare in pensione dopo 19 anni sei mesi e un giorno (addirittura 14 anni sei mesi e un giorno se donne con figli).
Nonostante quella riforma del 1992 ancora oggi -nell'intera Italia- ci trasciniamo più di mezzo milione di pensioni liquidate a lavoratori con meno di 50 anni d'età: 535.752 per la precisione, che costano allo Stato circa 9,5 miliardi di euro l'anno.

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