La festa dell’Ingresso della Madre di Dio nel tempiodi MANUEL NIN sull'Osservatore Romano
Il 21 novembre le
Chiese cristiane celebrano una delle dodici grandi feste, l’I n g re s s o della
Madre di Dio nel tempio. È una festa legata alla dedicazione di una chiesa
nella città santa di Gerusalemme. Molti degli aspetti presenti nei testi
liturgici, vengono dal Protovangelo di Giacomo, un
apocrifo che ha un influsso notevole su diverse feste in oriente e in occidente.
L’icona stessa della
ricorrenza mette in evidenza i diversi aspetti presenti nei testi liturgici: il
corteo delle dieci fanciulle che accompagnano Maria, con riferimento al vangelo
di Matteo («vergini recanti lampade, facendo lietamente strada alla sempre Vergine»);
Zaccaria che introduce Maria nel tempio e nel Santo dei Santi: «Oggi è condotto
al tempio del Signore il tempio che accoglie Dio, la Madre di Dio»; infine il
cibo con cui Maria è alimentata dall’arcangelo
Gabriele, prefigurazione del cibo che è la Parola di Dio e i santi doni che si ricevono
nella Chiesa.
Il canone del
mattutino è attribuito a Giorgio (+860), metropolita di Nicomedia, autore di
diversi testi entrati nella liturgia bizantina.
Lungo
le nove odi del mattutino si snoda, a partire dai titoli dati alla Madre di
Dio, il tema centrale della festa: Maria entra nel tempio di Dio per diventare
lei stessa tempio del Verbo di Dio.
A partire dall’immagine
veterotestamentaria dell’arca dell’alleanza, Maria è anche chiamata arca,
ricettacolo di colui che è la vera alleanza tra Dio e l’uomo: «Come tempio
vivente, arca di Dio, mai accada che mano di profani la tocchi.
Meravigliosamente, o pura, la Legge ti ha prefigurata come tenda e urna divina,
come singolare arca, velo e verga, tempio indissolubile e porta di Dio». Il
titolo di tabernacolo si riferisce poi a Cristo stesso: «Oggi è condotta al tempio la Vergine
tutta immacolata, per divenire tabernacolo di Dio, re dell’universo; mentre è
ancora bambina nella carne; e il grande sacerdote Zaccaria lieto l’accoglie
come tabernacolo di Dio, la Vergine, figlia di Dio e Madre di Dio, che
viene condotta al tempio del Signore: lei che è stata prescelta da tutte le generazioni,
per essere tabernacolo del Cristo, sovrano universale e Dio di tutte le cose».
Il titolo più presente
in tutto il canone della festa è quello di tempio. Essa è il tempio che accoglie
Dio stesso: «Oggi il tempio vivente della santa gloria del Cristo Dio nostro,
la pura, la sola benedetta tra le donne, è presentata al tempio della Legge per
dimorare nel santo dei santi. È posto all’interno del tempio di Dio il tempio
che accoglie Dio, la Vergine santissima».
L’innografo Giorgio, a
partire dall’immagine della porta del tempio invalicabile presa dal profeta
Ezechiele (44, 1-3), vede Maria che diventa lei stessa anche porta invalicabile
nella sua verginità, entrata del Verbo di Dio nel mondo nella sua
incarnazione: «La porta gloriosa, inaccessibile ai pensieri, varcate le porte del
tempio di Dio, ci invita ora a riunirci a godere delle sue divine meraviglie;
la Legge ti ha prefigurata come tenda e urna divina, come singolare arca, velo e
verga, tempio indissolubile e porta di Dio; vedendoti profeticamente Salomone
come colei che avrebbe accolto Dio, ti chiamò con parole enigmatiche porta del
re, vivente fonte sigillata, o Madre di Dio, dalla quale è sgorgata l’acqua
limpida».
Ognuna delle odi del
canone di Giorgio di Nicomedia si chiude con una strofa che dà la chiave
cristologica di tutto il testo: «Cristo nasce, rendete gloria; Cristo scende
dai cieli, andategli incontro; Cristo è sulla terra, elevatevi; al Figlio che
prima dei secoli immutabilmente dal Padre è stato generato, e negli ultimi
tempi dalla Vergine, senza seme, si è incarnato; virgulto dalla radice di
Iesse, e fiore che da essa procede, o Cristo, dalla Vergine sei germogliato».
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