La tragedia di questi giorni dei tre abitanti di Saponara, in provincia di
Messina, sono l’effetto di concause manifeste e conosciute. Il
rischio idrogeologico del territorio siciliano, e messinese in particolare, è
una realtà nota a cani e gatti. A
Giampilieri, luogo del dramma dell’ottobre del 2009, ancora non si pone rimedio
ai danni perché si attendono i fondi per la messa in sicurezza del territorio,
mentre buona parte dei comuni dell’Isola (ne abbiamo parlato due giorni fà) manca
di piani di emergenza aggiornati.
Il 70% del territorio siciliano è a rischio idrogeologico. Dal 1960 al 2010 ci
sono state 107 vittime da dissesto idrogeologico solamente in Sicilia. Negli ultimi due anni i danni causati dalle alluvioni
sono costati quasi un miliardo di euro. Eppure i Comuni non si preoccupano
affatto. Secondo il dossier Ecosistema Rischio 2011 Sicilia, si calcolano 42
Comuni che posseggono un Piano di emergenza. Ad aggravare il problema c’è la
questione dell’aggiornamento del piano negli ultimi due anni, azione compiuta
solo dal 56% delle amministrazioni campione dell’indagine.
L’ultima ordinanza di Protezione civile firmata
dall’ex premier Silvio Berlusconi per il finanziamento di 160 milioni di euro per
mettere in sicurezza il territorio di Gianpilieri è stata bloccata dalla
Ragioneria dello Stato a causa di un errore che non avrebbe permesso alla
Regione di spendere i fondi a causa del vincolo al patto di stabilità. Il
riferimento legislativo che viene invocato è nella legge 10 del 2011, la
‘milleproroghe’, secondo la quale le spese per le emergenze debbano essere
autorizzate dal ministero delle Finanze.
Secondo Giorgio Napolitano servono “adeguate e costanti politiche di
prevenzione” e non interventi posteriori alle tragedie.
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