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domenica 6 novembre 2011

La società contadina nell'entroterra siciliano

 Vita domestica e vita sociale anteriore al 1968 (2)
L'edilizia ante-terremoto 1968
A tutti noi capita di ascoltare –e di leggere- espressioni di nostri concittadini del tipo: “la ricostruzione del dopo terremoto non ha salvaguardato le nostre case tipiche e tradizionali”.
Chi si inoltra in queste discussioni –possiamo scommettere al mille su cento- è una persona che ha fatto demolire la propria abitazione “tradizionale” per ricostruirla in cemento armato sul modello borghese-moderno. Nessuno gli ha imposto infatti la demolizione e la successiva ricostruzione in cemento armato, quanto meno entro l'ambito del vecchio centro abitato.
Non c’è dubbio comunque che qualcosa del vecchio assetto edilizio ed urbanistico poteva e doveva essere salvaguardato, quanto meno per ricordare alle generazioni successive cosa fosse la “società contadina”.
Mostrare –però- nostalgia per le nostre antiche abitazioni, se si è in buona fede, è sentimento poco sincero.
Contessa Entellina non ha mai avuto edifici monumentali o urbanisticamente edificanti;  non annoverava nessun edificio  paragonabile a quelli che sorgono ancora oggi lungo il corso principale di Sambuca di Sicilia, tranne alcune case strutturate –poche- appartenenti alle famiglie Genovese, Loiacono e qualche altra che, di fatto, gli stessi proprietari hanno salvaguardato con i restauri e con la ammirevole dedizione.
Se lasciamo da parte l’ipocrisia e ci proponiamo di rievocare le condizioni socio-economiche ante-terremoto, qui a Contessa Entellina, dobbiamo prioritariamente chiederci il perché nessun contessioto, nessuno fino al 97% dei casi, ha proceduto al recupero della propria vecchia casa danneggiata dal terremoto. Solamente dopo esserci data da noi stessi la risposta, possiamo procedere –come ci eravamo proposti qualche giorno fà- nel cammino rievocativo in direzione degli anni cinquanta e sessanta del Novecento a Contessa Entellina.
Le abitazioni
Iniziamo il cammino nelle condizioni di vita, nel modo di vivere, di mezzo secolo fà non occupandoci di urbanistica o di edilizia, bensì dalla convivenza e dalle relazioni civili e sociali di allora.
Da poco più di un anno a Contessa Entellina è stato chiuso lo storico Circolo Scanderbergh. Aveva sede in piazza però aveva avuto, nel tempo, differenti ubicazioni:
- molti decenn fà il circolo occupava i locali dove oggi c’è il bar Maniscalco (1),
-poi quelli dell’edificio parrocchiale sovrastante l’abitazione Canzoneri (2),
- poi ancora -più recentemente- nel lato destro dell’edificio ex-Manale (3).
Quando il Circolo si trovava nel locale ricordato per primo, dall’Ottocento fino alla seconda guerra mondiale, era conosciuto localmente più come “Circolo dei Bianchi” che “Circolo Scanderbergh. Successivamente quando nel secondo dopoguerra passò nel secondo locale da noi richiamato esso fu conosciuto più diffusamente come Circolo dei Civili.
Partiamo da questa rievocazione per dire che la società ante-terremoto era una società dove le distinzioni sociali erano forti ed erano identiche a quelle dei secoli precedenti. Ricordiamo ancora che almeno il 95% della popolazione locale, nell’immediato secondo dopoguerra, viveva gravitando sull’agricoltura, proprio come tre/quattro secoli prima.
Dopo aver fatto queste premesse dobbiamo inoltre tenere presente che il patrimonio edilizio così come il patrimonio culturale, quello dei costumi, del modo di vivere e di organizzare e disporre la casa dipendeva, come ancora oggi dipende, dalla differenziazione sociale che la società, la comunità e –perché no!- l’economia produce.
Per accostarci all’oggetto della nostra analisi, l’abitazione locale prima del terremoto, vogliamo ricordare che il nostro comune, il territorio di Contessa Entellina, assieme a quello di Corleone, era quello a più alta densità latifondistica in Sicilia, con la differenza rispetto a Corleone che lì alcuni dei grandi proprietari ci abitavano e disponevano di palazzi a carattere nobiliare-patrizio, da noi, a Contessa non viveva nessun latifondista (tutti risiedevano a Palermo o altrove) ma solamente alcuni, pochi, gabelloti.
La convivenza sociale di Contessa Entellina nel secondo dopoguerra era a grandi linee così articolata:
-1. – I civili, ossia i pochi gabelloti, i preti (erano tanti; quindici/venti erano fino all’inizio del Novecento), i pochi professionisti, gli impiegati pubblici e quelli dei latifondisti;
-2. – I burgisi, ossia i -pochi e piccoli- proprietari di un appezzamento di terreno, di pochi tummina di terra (generalmente diretti discendenti dei primi arrivati albanesi che avevano avuto assegnato in enfiteusi i feudi Serradamo e Contesse), gli artigiani, i carrettieri, i sensali e poche altre figure quale il mugnaio o il gestore del fondaco. I burgisi in genere disponevano di un mulo o due, di due buoi con aratro e di qualche capo ulteriore di bestiame. Questa dei burgisi era la fascia, lo strato sociale intermedio tra i civili (che erano interlocutori diretti dei latifondisti che vivevano a Palermo) e la estesissima fascia dei braccianti-iurnatera.
-3.- Questi ultimi, i iurnatera-braccianti, di nulla disponevano se non –al massimo- di una capra, un maiale da allevare, qualche attrezzo di lavoro (zappa) e nient’altro. Capra o maiale, o al limite anche l’asino, dormivano a casa, assieme alla famiglia. Assieme intendiamo dire nello stesso vano, accanto all’unico letto familiare di paglia. Questa circostanza, questa realtà umana, è bene impressa –quasi visivamente- nella memoria di chi sta scrivendo queste righe.
A questo punto delle premesse e prima di iniziare, in una prossima occasione, la descrizione di una tipica abitazione, rispettivamente di:
-un civile,
-un burgisi
-un bracciante-iurnateri
concludiamo questa pagina evidenziando che la tipologia abitativa esistente a Contessa Entellina prima del terremoto, nonostante le migliorie ed i riadattamenti che erano stati apportati con le rimesse degli emigrati prima in America e poi (nel secondo dopoguerra) in Germania, era figlia, era conseguenza della differenziazione sociale creata dall’economia feudale prima e da quella latifondista dopo persistente a Contessa Entellina fino agli anni cinquanta del Novecento.
(Continua)

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