da LA REPUBBLICA
L'INTERVISTA
L'ex ministro Vizzini lascia il Pdl
"Berlusconi si è spinto oltre"
"Partito ormai dominato dai signori delle tessere che si contendono il dopo-Silvio". "Continuerò la mia battaglia per cambiare un sistema bipolare che è imploso"
di EMANUELE LAURIA
PALERMO - Ha incontrato Alfano e Letta per notificare una decisione che covava da quest'estate. Carlo Vizzini, uno dei volti più noti dell'ex armata siciliana di Forza Italia, lascia il Pdl e passa all'opposizione. Il presidente della commissione Affari costituzionali del Senato trasloca nel gruppo dell'Udc, che comprende anche autonomisti, liberali e repubblicani. L'approdo è il partito socialista di Nencini, che gravita nell'orbita del centrosinistra. Vizzini dice di uscire "in punta di piedi" ma la sua critica è netta. Ed è rivolta "a un partito ormai dominato dai signori delle tessere che si contendono il dopo-Berlusconi". Non voterà la fiducia al premier, l'ex ministro del Psdi. E auspica un governo di larghe intese.
Il dado è tratto, senatore Vizzini. Qualcuno dirà: abbandona la nave in tempesta.
"Solo che io lo faccio per salire su un canotto. Nel quale, almeno, potrò continuare la mia battaglia per cambiare un sistema bipolare che è imploso. Prodi cadde fiocinato dalla sua maggioranza, Berlusconi si è spinto oltre facendo il grande partito, il Pdl, che ora gli scoppia tra le mani. Alfano mi ha aiutato".
In che senso?
"Ha detto che il Pdl si propone di diventare il raggruppamento dei cattolici democratici. Una Balena bianca più piccola di prima, insomma. Ma io, che con Occhetto e Craxi nel 1992 fondai il Partito socialista europeo, non morirò democristiano".
Un "indisponibile" che si è già spinto oltre. Condivide la lettera dei sei colleghi del Pdl che chiedono un passo indietro a Berlusconi?
"A me non piacciono i complotti. Ma è evidente che quando si balla sull'orlo del precipizio, prima di tutto viene il Paese. E allora oggi occorre un comune senso di responsabilità per un governo sorretto da una maggioranza più vasta. Sul modello tedesco, se vogliamo".Il dado è tratto, senatore Vizzini. Qualcuno dirà: abbandona la nave in tempesta.
"Solo che io lo faccio per salire su un canotto. Nel quale, almeno, potrò continuare la mia battaglia per cambiare un sistema bipolare che è imploso. Prodi cadde fiocinato dalla sua maggioranza, Berlusconi si è spinto oltre facendo il grande partito, il Pdl, che ora gli scoppia tra le mani. Alfano mi ha aiutato".
In che senso?
"Ha detto che il Pdl si propone di diventare il raggruppamento dei cattolici democratici. Una Balena bianca più piccola di prima, insomma. Ma io, che con Occhetto e Craxi nel 1992 fondai il Partito socialista europeo, non morirò democristiano".
A guidare questo governo non può essere Berlusconi.
"Ognuno, per superare questa impasse, deve fare la sua parte. Anche Berlusconi".
Lei comunque non voterà la fiducia in Senato.
"Credo sia opportuna un'astensione".
Ce l'ha soprattutto con i dirigenti del Pdl.
"Prenda la storia del tesseramento. Io mi auguro che ogni simpatizzante abbia pagato la sua quota ma non posso giurarci. E in un momento del genere, fare un milione di iscrizioni significa una cosa sola: i padroni delle tessere hanno cominciato a contendersi il dopo-Berlusconi".
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