I fichidindia dell’Etna
Il frutto Ha un alto contenuto in fibre che riducono l’assorbimento degli zuccheri e per questo può essere consumato anche dai diabetici, anzi viene addirittura considerato un frutto anti-diabete. |
Originario dell’America centro-meridionale, fu introdotto in Sicilia nel XVI secolo e grazie alla sua resistenza nei terreni lavici, secchi e aridi, alle pendici dell’Etna, trovò l’habitat ideale per il proprio sviluppo. Si distingue in tre varietà in base al colore della polpa (dolce e succosa), al sapore e alla consistenza: la sulfarina (polpa gialla), la muscaredda (polpa bianca) e la Sanguigna (polpa rossa). Fra le tecniche di coltivazione e’ importante la “scozzolatura”: si fanno cadere i piccoli frutti per sollecitare una seconda fioritura.
I fichi d'India consumati in una dieta sana ed equilibrata contribuiscono ad avere una salute di ferro. «La polpa ma anche la buccia di questo frutto che è commestibile è ricchissima di carotenoidi, antiossidanti che favoriscono il colesterolo “buono” (HDL), contrastando pressione alta e trigliceridi.
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