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sabato 14 dicembre 2024

Alcuni flash sulla letteratura medievale

 Una selva oscura

Nella selva del male, Dante non si isola dall’umanita’: egli raffigura se stesso (in cammino, per una selva), il genere umano, il mondo decaduto nel disordine morale e civile, poiché è venuta a mancare -norma per la felicita di questa vita e di beatitudine nell’altra- la guida sicura dei due poteri dati all’uomo dall’Alto: l’Impero e la Chiesa.

La dritta via.  Nella situazione di uno che ha smarrito la via, la dritta via “non è altro che seguire le virtù e fuggire i vizi”;  la dritta via era smarrita (forma impersonale) da tutti. Mi ritrovai (forma personale) che significa che Dante se ne avvide. “Dante non intende istituire una similitudine -la vita umana paragonata ad un cammino-, ma vuole definire la nostra esistenza nella sua fondamentale condizione. Che è appunto un viaggio, un cammino, un pellegrinaggio dell’anima esiliata dalla sua vera patria…. Il cammino della vita era il suo ed era quello di tutti gli altri, e la meta' del viaggio in cui egli si sorprendeva senza direzione e senza luce, tagliava in due la vita di ogni mortale, segnava un confine per ciascuno, e imponeva di volta in volta una scelta, un riscatto, il problema più decisivo della vita, che è quello di conoscere se stesso e le ragioni del proprio vivere e di sapersi atteggiare per il più lontano avvenire, e sopratutto di consegnarsi interamente ad una verità spirituale che non soffra ad ogni istante d’incertezza e di angoscia e di improvvisi oscuramenti. Quel che Dante viveva a trentacinque anni e’ ciò che vivono tutti i mortali, e il suo smarrimento e’ lo stesso che coglie chi non abbia ritrovato la giusta via e non si sia fatto una chiara coscienza della propria spiritualità. Ciascuno ovviamente che sentisse di vivere una civiltà improntata di cristianesimo, come Dante.

(Segue)

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