Uno studente alcune settimana fa ebbe a chiedere perché su più testi pubblicati sul blog riguardanti il nostro paese (paese con la “p” minuscola, Contessa Entellina), e’ stata usata la dizione di “Stato”.
Ho provato a chiarire che effettivamente, lungo l’intero “antico regime”, come viene dagli storici denominato l'intero periodo feudale, ossia quello che va dal Medio Evo fino al 1812, in Sicilia il possedere vasti territori, feudi, ed essere riconosciuti dalla Corte regia “baroni”, implicava a dover assolvere con propri apparati pubblici al ruolo similare di un capo di Stato, peraltro capo assoluto, dal momento che non si rispondeva dell’operato ad una Camera “politica”, ma alla lontana corte regia spagnola.
I feudi dell’area dell’odierna Contessa Entellina su cui gli arbereshe vennero indirizzati nella seconda metà del XV secolo a vivere, ma sopratutto a coltivare la terra per conto della Baronia (=del Barone Cardona), erano certamente una risorsa economica-agraria, ma contemporaneamente erano uno “stato” su cui il feudatario esercitava la propria giurisdizione, ed erano ancor di più, “il fondamento strutturale” del potere politico ed economico e pure giudiziario. Il che comportava quindi:
1) organizzazione e sfruttamento delle risorse economiche sul territorio, ma anche
2) governo del territorio attraverso l’esercizio di funzioni articolate, che richiedevano il ricorso a funzionari tecnici-amministrativo e personale designato dal feudatario. Non quindi semplicemente funzionalità agricolo/produttiva del feudo ma anche organizzazione amministrativa-giudiziaria feudale sul modello di quella pubblica/regia.
3) la Baronia, attraverso i suoi apparati di fiducia, curava inoltre la fiscalità per conto della monarchia spagnola.
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