La mossa clamorosa del conflitto di competenza promossa dal Capo dello Stato contro i pubblici ministeri di Palermo alla Consulta non fa che ingigantire i sospetti di chi pensa che quei nastri top secret contengano discorsi "inascoltabili", anche se dal punto di vista penale i pubblici ministeri li hanno ritenuti “irrilevanti”. Ma dal punto di vista etico-politico-istituzionale la questione sta impensierendo molti italiani che in Giorgio Napolitano avevano individuato una ancora, un punto fermo, durante il lungo, vergognoso e pericoloso governo Berlusconi.
Mentre Berlusconi si faceva gli affari suoi, in tanti guardavamo verso Giorgio Napolitano, l'uomo storico di lunga militanza a sinistra, di una sinistra mai massimalista, mai settaria, al punto di essere stata denominata "migliorista".
E adesso ?
Cosa riportano quelle registrazioni che tanto stanno turbando il colle ?
Le registrazioni, nonostante la chiusura delle indagini sono state segretate dalla Procura, che peraltro ai fini propri le ha definite "irrilevanti", in attesa di sottoporle al giudice competente che potrà disporne la distruzione.
Se oggi non conosciamo cosa si siano detto Napolitano e Mancino sulla vicenda "trattativa Stato-Mafia" sappiamo, invece cosa Mancino e Loris D'Ambrosio, consigliere giuridico del Presidente della Repubblica, si sono detti.
Spicca una sorta di consiglio che viene proposto da quel "consigliere" a Mancino, quello di convincere Martelli (già ministro della Giustizia, che deponendo presso la Procura palermitana aveva riferito di avere appreso -a suo tempo- dal capo del dipartimento penitenziario Ferrario dei colloqui apertisi tra Ros dei Carabinieri e Ciancimino e di averne tempestivamente informato Mancino). D'Ambrosio suggerisce a Mancino (uomo del grigiore, da prima repubblica) ad insistere, persuadere Martelli perchè renda deposizioni di comodo finalizzate ad intralciare le indagini dei magistrati.
Scrive il Fatto-quotidiano: "Tutto vero o D’Ambrosio spendeva il nome di Napolitano millantando interventi mai avvenuti? Nella seconda ipotesi, Napolitano l’avrebbe già sconfessato e licenziato: invece D’Ambrosio, un mese dopo la diffusione delle sue telefonate (depositate dai pm agli avvocati degli indagati, dunque non più segrete ), è ancora al suo posto.
Ergo diceva la verità".
Stando così le cose:
-Napolitano segua pure la via del conflitto di competenza presso la Corte Costituzionale, per -come sostiene- far valere la sua interpretazione della Carta Costituzionale;
-ma quanto meno licenzi, a calci nel sedere, quel suo consigliere giuridico, che spendendo la sua posizione di prestigio presso la Presidenza della Repubblica, ha osato suggerire a Mancino percorsi per intralciare la "GIUSTIZIA", la "VERITA'" della vergognosa trattativa Stato-Mafia.
La vicenda è sicuramente inquietante e gli italiani hanno il diritto di conoscerla per intero.
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