Un fatto unico: La Legazia Apostolica
di Sicilia
Pantocratore, nel Duomo di Monreale |
In uno dei post su questo Blog -di pochi giorni
fà- sulla storia dell'isola abbiamo evidenziato come con l'arrivo dei Normanni
in Sicilia e la cessazione (relativa) del
dominio mussulmano la Sicilia torna ad essere una terra "greca" sia
per l'uso millenario della lingua greca che per la pratica del Cristianesimo
orientale, Cristianesimo che faceva riferimento al Patriarcato di
Costantinopoli.
Tutte le diocesi siciliane erano
infatti in comunione con quel patriarcato.
La sede papale di Roma ovviamente
non apprezzava la situazione, anche perchè proprio in quell'XI secolo era stata
sancita la separazione fra Roma e Costantinopoli (anno 1054), che fino ad
allora avevano convissuto nell'unica ed indivisa Chiesa di Cristo sotto il
regime della "pentarchia", ossia della parità di rango delle sedi di
Roma, Costantinopoli, Alessandria d'Egitto, Antiochia e Gerusalemme.
Il Papa Urbano II inviò nell’Isola un proprio Legato,
per occuparsi della gestione economica del vastissimo latifondo posseduto dalla
Chiesa, denominatopatrimonium
ecclesiae, e soprattutto per dare rappresentanza ai pochi fedeli a Roma, in
contrapposizione alle masse cristiane che si riconoscevano nel Patriarcato di
Costantinopoli, in quella fase assolutamente preponderanti.
La politica degli Altavilla (i duci
dei Normanni) in Sicilia era ovviamente orientata a favorire la Chiesa
Bizantinae Ruggero I, per mantenere l'unità dei domini, aveva affidato ad essa
il compito di rappresentare su gran parte del territorio, il potere della
Corona.
Mosaico nel Duomo di Cefalù |
Per garantire la sopravvivenza delle
poche realtà minoritarie cristiane di osservanza Romana, a fronte della
preponderanza delle comunità di rito bizantino, Urbano II pensò bene di
eccezionalmente adeguarsi alle regole bizantine, e concesse a Ruggero I
l'amministrazione dei fedeli cattolici dell’Isola, fatto unico nella storia
della Chiesa Romana, nominandolo Legato
Apostolico pontificio per l’Isola.
Papa Urbano II conferì in questo contesto -tutto
"nella logica di potere"- a Ruggero prerogative veramente
straordinarie: questi poteva creare Diocesi e nominare vescovi di sua fiducia
attraverso l’"investitura
laica", amministrare, raccogliere e conferire al Papa le
rendite della Chiesa, ed aveva il diritto di approvazione sulle decisioni dei
tribunali ecclesiastici: una facoltà di straordinaria rilevanza politica e
sociale, che quando i papi successivi tentarono di retrocedere non riuscirono
nell'intento.
Si tratta infatti di un’eccezione
nella storia della Chiesa di Roma, che per la prima volta concedeva questi
poteri ad un sovrano laico. Quando la Legazia di Sicilia venne
istituita si era nell'anno 1096
Cappella Palatina -Palermo- |
Il titolo
ereditario di Legato Apostolico di Sicilia, venne prima attagliato a quello di
Conte di Sicilia e in seguito alla formazione del Regno, a quello di Re di
Sicilia.
Giuridicamente, negli atti della Chiesa Romana, che
possedeva un vastissimo feudo nell’Isola sin dai tempi di Leone Magno, la
corona siciliana rimase sempre identificata come “Regia Monarchia di Sicilia”,anche se il
titolo della sovranità sull'Isola è stato espresso nel tempo con diverse
denominazioni.
La Legazia Apostolica, ovvero il fatto che il Re di
Sicilia, svolgesse la veste di legato Apostolico, rappresentante del Papa nel
Regno e quindi di Capo della Chiesa nell'isola, fu una prerogativa ereditaria che
la Corona siciliana non perderà mai e la cui ultima propaggine giungerà fino al
re d’Italia (Vittorio Emanuele II), come successore dei re normanni, e che
verrà rigettata proprio da questi nell'ottica cavouriana "libera chiesa in
libero stato".
Nessun commento:
Posta un commento