Un piano di rientro finanziario e la riorganizzazione dell'apparato
pubblico regionale che contenga obiettivi e tempi certi. E’ quanto esige Mario
Monti che il vertice della Regione Sicilia metta in atto, indipendentemente
dalla presenza o meno a Palazzo d’Orleans di Don Raffaele Lombardo.
Il governo centrale ieri ha preso atto dell’iniziativa avviata il
pomeriggio precedente l’incontro a Palazzo Chigi dall’assessore Armao di “scaricare
la burocrazia regionale di 2.500 unità”. Iniziativa (c’era da immaginarlo)
fasulla (inidonea) perché gli emendamenti governativi presentati all’Assemblea Regionale
devono prima passare in giunta; quell’iniziativa –dice Armao- non è passata in
giunta perché da qualche tempo egli –Armao- è in dissenso (finto, ovviamente)
con Lombardo.
Monti vuole vedere chiaro pure sui conti della regione e pertanto farà
avviare approfondimenti sui flussi della spesa
regionale (il tema dei residui attivi e passivi è sempre in primo piano,
infatti un bel po’ di miliardi di euro -residui attivi- sono irriscuotibili).
Monti ha sostanzialmente chiesto
che venga predisposto un programma di
riforme strutturali e di «riorganizzazione dell'amministrazione pubblica
regionale». Il programma di interventi, si legge nella nota di Palazzo Chigi,
sarà «costantemente monitorato dalle strutture tecniche del governo nazionale
alla cui realizzazione saranno subordinati gli ulteriori trasferimenti nazionali nel quadro
realizzativo del federalismo fiscale.
Tale programma dovrà essere finalizzato
nelle prossime settimane per essere formalmente sottoscritto dal governo
regionale e da quello nazionale».
Un passaggio, questo, che lascia immaginare
ad alcuni osservatori una sorta di commissariamento.
Monti ha disposto, a conclusione dell'incontro, l’assegnazione di 240 milioni
destinati alla sanità siciliana che si vanno a sommare ai 400 milioni sbloccati
nei giorni scorsi.
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