Due modi di concepire la vita, la politica,
l’impegno sociale.
La Sicilia di Lombardo e’ quella che conosciamo
bene perchè è contagiosa, pervasiva e compenetrata nel tessuto connettivo dell’Isola e
dei suoi abitanti.
E’ una Sicilia nella quale i diritti sono
sostituiti dalle “concessioni”, con una metodica clientelare elevata a
“sistema”, impossibile da scardinare, principio e motore dell’agire politico:
una pratica che coinvolge tutti, dagli incravattati, con giacca e pantalone
blù, aspiranti manager della Sanità ai “picciotti” in attesa del sussidio per
mantenere le famiglie, una barriera invalicabile che un politicante che conosciamo di
Contessa Entellina definisce di realpolitik, fatta di un sottobosco di
favori e promesse elargite a chiunque, magari per andare a lavorare venti giorni negli scavi di Entella.
Lombardo ha teorizzato e realizzato il
clientelismo di sempre, perfezionandone i meccanismi, dai quali non sono
esenti i politici e gli aspiranti in Sicilia; egli però ha saputo trasformare
una prassi diffusa in Partito politico, condirla con rituali bizantini, praticarla senza vergogna e
senza pudori, trasformandola in un modello da seguire.
In Sicilia, nella
Sicilia di Lombardo, i riti dell’iniziazione si sono uniformati,
trasfigurando in fedelissimi gia’ gli studenti medi, poi gli universitari,
i disoccupati cronici e i professionisti.
Un passaggio dalla segreteria, un appuntamento alle sei del mattino, l’atteggiamento fideistico da setta, la spocchia nei confronti degli avversari,
pochini in verità, scampati alle annessioni, ai
ricatti, alle carezze e agli schiaffi.
Il “posto” alla municipalizzata,
al nuovo ipermercato che aprirà i battenti:
tutto passa dalla segreteria, da quell’appuntamento, dal giuramento di eterna
fedeltà per finire negli ambitissimi schedari della segreteria; tutto
passerebbe, con il condizionale, perché il mito si alimenta così, anche quando
non e’ vero, per ingigantire meriti e devozione al potere costituito.
La catena
di Sant’Antonio non finisce mai, nella Sicilia di Lombardo.
Gli schedari sono tutto:
consentono a personaggi fino al giorno prima novizi della politica di sbancare
alle elezioni con numeri da star.
La Sicilia di Lombardo e’ quella della
sanità “liberata dal malaffare”, ripetuto come una litania dai fedelissimi,
almeno tanto quanto la favoletta del Governo regionale che avrebbe fatto di piu’
contro la mafia.
La Sicilia
di Lombardo e’ soprattutto una Sicilia senza politica, senza maggioranza e
senza opposizione, senza visioni del mondo che si contrappongono e si
combattono: tutti li, a cercare di imitare il Maestro, a raccoglierne
le briciole (poche) lasciate cadere ad arte dal piatto, a inventare laboratori
politici che preludono a passaggi palesi, mascherati o segreti nelle fila del
Movimento per l’Autonomia, il Partito-autocompattatore, che tutto ingoia, tutto
macina e tutto trasforma in una unica massa informe. Mafiosi ed anti-mafiosi di professione tutti attorno a Lombardo, tutti attorno al governo che non governa, dal Pd, a Fli, a uomini che in portafoglio portano la tessera del vecchio pci di trent'anni fà. Tutti a gloriare LOMBARDO.
Il 19 luglio ovviamente viene in mente
un’altra Sicilia, piu’
immaginaria che reale, più ideale che concreta, alimentata da anni di commemorazioni, lacrime, silenzi,
omissioni, convegni e cortei.
E’ la Sicilia di Paolo Borsellino, il magistrato che
predisse la
sua morte, che la guardo’ in faccia e la sfido’, sapendo
che quel sacrificio sarebbe stato un boomerang per mandanti ed esecutori della
strage di Via d’Amelio.
E' la Sicilia che non ha mai vinto la
guerra, al massimo qualche battaglia, altrimenti non parleremmo ogni
anno di un “eroe” o di un esempio da seguire, ma racconteremmo di come la morte
di Paolo Borsellino abbia liberato la Sicilia dai criminali, quelli che sparano e quelli
che ti chiedono denaro in cambio di favori, quelli che controllano gli appalti
e quelli che tengono l’Isola in una condizione di sviluppo incompiuto per
trarne vantaggio personale, quelli che siedono a Palazzo dei Normanni e se gli vai a riferire di fatti che ti capita di rilevare sul posto di lavoro si girano dall'altro lato e non pensano nemmeno di presentare una "interpellanza", di quelle vere.
La Sicilia di Borsellino e’ maggioritaria nelle coscienze
e largamente minoritaria nella quotidianità delle scelte, perchè sarebbe una Sicilia ideologica direbbe il solito politicante di Contessa Entellina.
Capita.
Capita soprattutto quando per anni sei
cresciuto con miti sbagliati, aspirazioni velleitarie e dipendenti dal
potente di turno, quando hai massacrato il territorio e alterato il naturale
ordine della cose della tua terra, dove il bello sarebbe la cifra principale della
sua stessa esistenza, per ragioni storiche, geografiche e culturali.
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