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giovedì 19 luglio 2012

Due Sicilie. Quella di Cuffaro e di Lombardo da un lato e quella di Falcone e Borsellino dall'altra

Due modi di concepire la vita, la politica, l’impegno sociale.

La Sicilia di Lombardo e’ quella che conosciamo bene perchè è contagiosa, pervasiva e compenetrata nel tessuto connettivo dell’Isola e dei suoi abitanti.
E’ una Sicilia nella quale i diritti sono sostituiti dalle “concessioni”, con una metodica clientelare elevata a “sistema”, impossibile da scardinare, principio e motore dell’agire politico: una pratica che coinvolge tutti, dagli incravattati, con giacca e pantalone blù, aspiranti manager della Sanità ai “picciotti” in attesa del sussidio per mantenere le famiglie, una barriera invalicabile che un politicante che conosciamo di Contessa Entellina definisce di realpolitik, fatta di un sottobosco di favori e promesse elargite a chiunque, magari per andare a lavorare venti giorni negli scavi di Entella.
Lombardo ha teorizzato e realizzato il clientelismo di sempre, perfezionandone i meccanismi, dai quali non sono esenti i politici e gli aspiranti in Sicilia; egli però ha saputo trasformare una prassi diffusa in Partito politico, condirla con rituali bizantini, praticarla senza vergogna e senza pudori, trasformandola in un modello da seguire.
In Sicilia, nella Sicilia di Lombardo, i riti dell’iniziazione si sono uniformati, trasfigurando in fedelissimi gia’ gli studenti medi, poi gli universitari, i disoccupati cronici e i professionisti.
Un passaggio dalla segreteria, un appuntamento alle sei del mattino, l’atteggiamento fideistico da setta, la spocchia nei confronti degli avversari, pochini in verità, scampati alle annessioni, ai ricatti, alle carezze e agli schiaffi.
Il “posto” alla municipalizzata, al nuovo ipermercato che aprirà i battenti: tutto passa dalla segreteria, da quell’appuntamento, dal giuramento di eterna fedeltà per finire negli ambitissimi schedari della segreteria; tutto passerebbe, con il condizionale, perché il mito si alimenta così, anche quando non e’ vero, per ingigantire meriti e devozione al potere costituito.
La catena di Sant’Antonio non finisce mai, nella Sicilia di Lombardo.
Gli schedari sono tutto: consentono a personaggi fino al giorno prima novizi della politica di sbancare alle elezioni con numeri da star.
La Sicilia di Lombardo e’ quella della sanità “liberata dal malaffare”, ripetuto come una litania dai fedelissimi, almeno tanto quanto la favoletta del Governo regionale che avrebbe fatto di piu’ contro la mafia.
La Sicilia di Lombardo e’ soprattutto una Sicilia senza politica, senza maggioranza e senza opposizione, senza visioni del mondo che si contrappongono e si combattono: tutti li, a cercare di imitare il Maestro, a raccoglierne le briciole (poche) lasciate cadere ad arte dal piatto, a inventare laboratori politici che preludono a passaggi palesi, mascherati o segreti nelle fila del Movimento per l’Autonomia, il Partito-autocompattatore, che tutto ingoia, tutto macina e tutto trasforma in una unica massa informe. Mafiosi ed anti-mafiosi di professione tutti attorno a Lombardo, tutti attorno al governo che non governa, dal Pd, a Fli, a uomini che in portafoglio portano la tessera del vecchio pci di trent'anni fà. Tutti a gloriare LOMBARDO.
Il 19 luglio ovviamente viene in mente un’altra Sicilia,  piu’ immaginaria che reale, più ideale che concreta, alimentata da anni di commemorazioni, lacrime, silenzi, omissioni, convegni e cortei.
E’ la Sicilia di Paolo Borsellino, il magistrato che predisse la sua morte, che la guardo’ in faccia e la sfido’, sapendo che quel sacrificio sarebbe stato un boomerang per mandanti ed esecutori della strage di Via d’Amelio.
E' la Sicilia che non ha mai vinto la guerra, al massimo qualche battaglia, altrimenti non parleremmo ogni anno di un “eroe” o di un esempio da seguire, ma racconteremmo di come la morte di Paolo Borsellino abbia liberato la Sicilia dai criminali, quelli che sparano e quelli che ti chiedono denaro in cambio di favori, quelli che controllano gli appalti e quelli che tengono l’Isola in una condizione di sviluppo incompiuto per trarne vantaggio personale, quelli che siedono a Palazzo dei Normanni e se gli vai a riferire di fatti che ti capita di rilevare sul posto di lavoro si girano dall'altro lato e non pensano nemmeno di presentare una "interpellanza", di quelle vere. 
La Sicilia di Borsellino e’ maggioritaria nelle coscienze e largamente minoritaria nella quotidianità delle scelte, perchè sarebbe una Sicilia ideologica direbbe il solito politicante di Contessa Entellina.
Capita.
Capita soprattutto quando per anni sei cresciuto con miti sbagliati, aspirazioni velleitarie e dipendenti dal potente di turno, quando hai massacrato il territorio e alterato il naturale ordine della cose della tua terra, dove il bello sarebbe la cifra principale della sua stessa esistenza, per ragioni storiche, geografiche e culturali.

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