Nel 476, con la deposizione di
Romolo Augustolo, un barbaro, cessò di esistere, secondo la tradizione, l’Impero Romano
d’Occidente. L’Impero Romano continuò ad esistere tuttavia ancora per un millennio
(fino al 1453) nell’Impero Romano d’Oriente, quando cessò pure lì con la conquista
turca di Costantinopoli.
La divisione in due parti
dell’Impero era stata voluta da Diocleziano, l’ultimo che esercitò la
giurisdizione in tutta l’estensione unitaria.
Dopo Diocleziano vi erano stati due
imperatori romani, uno con sede a Roma (e poi a Milano e a Ravenna), l’altro
con sede a Costantinopoli, la “Nuova Roma”, come l’aveva chiamata l’imperatore
Costantino che ne era stato il fondatore.
A svolgere una effettiva autorità
imperiale, da Costiantino in poi, era stato però soltanto l’imperatore
d’Oriente.
La destituzione di Romolo
Augustolo (figlio di un generale barbaro) fu considerata dai contemporanei più che la fine della storia romana, come
la conclusione di un conflitto fra due opposte fazioni barbare.
Il barbaro Odoacre, dopo avere deposto Romolo
Augustolo (anch'egli barbaro), non si proclamò, come accaduto precedentemente, e non si fece
proclamare imperatore, ma preferì la denominazione di re dei Goti, e in segno
di rispetto verso l’Impero inviò le insegne imperiali occidentali a
Costantinopoli, sperando di ottenere dall’imperatore Zenone la nomina a
patrizio dell’impero.
L’invio a Costantinopoli delle
insegne imperiali volle essere infatti il riconoscimento che la continuità dell’Impero
Romano aveva la sua efficacia nell’unico impero romano, quello con capitale Costantinopoli.
La Sicilia
Nel 477 Odoacre nella qualità di re dei Goti e di governatore di Roma,
impegnandosi a pagare un tributo, ottenne dai Vandali del Nord Africa che la Sicilia da dipendenza africana divenisse
dipendenza del suo regno.
La Sicilia, terra su cui si
parlava da poco meno di un millennio la lingua greca e che durante il dominio romano non costituì provincia
italica, era stata terra vandala dal 440 (Genserico) al 477, quindi fu terra gota
dal 477 al 535.
Dal 535 all’830 l’Imperatore Giustiniano volle annettere la Sicilia
nuovamente all’Impero, come dominio personale dell’imperatore.
L’Imperatore Giustiniano volle infatti
riaffermare la continuità dell’Impero Romano disponendo la raccolta nel Corpus
Iuris Civilis di tutte le disposizioni dell’ordinamento giuridico romano
classico e provvedendo alla restaurazione dell’autorità imperiale romana in
Italia, in Sicilia e in altri paesi dell’Europa Occidentale fino alla Spagna,
usurpati dai barbari con i regni cosiddetti romano-barbari.
Toccherà ai
Normanni latinizzare la Sicilia, cosa che nemmeno i romani avevano mostrato di voler effettuare.
I Normanni infatti pur mantenendo il
greco come lingua ufficiale del Regno di Sicilia vollero affiancarlo col latino
e l’arabo; crearono per questa via “morbida” le condizioni volte ad indebolire
le influenze religiose e politiche greco-bizantine che sussistevano non solo nell'isola ma in tutta la
parte meridionale della penisola, quella che era stata la Magna Grecia.
Teodorico successe nella corona
d’Italia a Odoacre. Ma Teodorico era personaggio più notevole di Odoacre e il
suo regno fu molto lungo, dal 482 al
531. Teodorico godette sempre della protezione dell’Impero,
del quale era stato nominato patrizio, cosa non accaduta per Odoacre.
Nel 553 l'Italia
intera venne annessa direttamente all'Impero romano d'Oriente. La Sicilia dal punto di vista amministrativo non fece
far parte della Prefettura del pretorio d'Italia,
che nel 584 con
la riforma degli esarcati di Maurizio divenne un Esarcato ma essa costituì una provincia indipendente
dall'esarca di Ravenna.
La provincia di Sicilia fu governata da un governatore
civile che dipendeva direttamente dal Quaestor Sacri Palatii, mentre
l'esercito era comandato da un dux; successivamente i poteri civili e
militari vennero accentrati nelle mani dello strategos, il comandante
civile e militare delle province bizantine da Eraclio in poi.
Dall’
VII secolo
la Sicilia diventò un thema,
ossia una circoscrizioni del rinnovato assetto amministrativo e territoriale di
tutto l'impero, inteso a creare le condizioni per l’autodifesa di ciascun
territorio dell’Impero medesimo.
Nel
663 Costante II, pose la residenza imperiale a Siracusa, che per
qualche tempo divenne dunque la città più importante dell'impero e la sua
capitale in luogo di Costantinopoli.
Successivamente,
dopo l’assassinio di Costante II, la
sede imperiale venne spostata di nuovo a Costantinopoli, ma per un periodo
piuttosto lungo i vescovi siracusani occuparono il trono del Patriarcato di
Costantinopoli.
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