In
questi giorni a Palermo si ricorda la “stagione delle stragi”. Domani ricorre l’anniversario
dell’uccisione di Paolo Borsellino e della sua scorta.
Levando
questa ricorrenza, che dà alla città le sembianze di luogo di alta sensibilità
civile, culturale ed umana, Palermo esplorata sotto l’ottica sociale-economica
è la città mediterranea che ricorda, che fa il paio con Atene.
Il
ceto fortunato della città, composto da coloro che vivono con i generosi stipendi
di “mamma Regione”, comincia ad avere paura. I dipendenti regionali, che nella
nostra terra si sono sempre sentiti “miracolati”, disolito in edicola comprano
un solo giornale; da qualche giorno ne comprano due e in qualche caso pure tre.
Il
mio amico –un dirigente regionale- è vorace nello scorrere su “Repubblica” l’articolo a
firma di Raffaele Lauria che descrive i conti della regione e i punti di criticità, o per essere veritieri, di reato di falsità:
"Un vaso che ora rischia di spaccarsi
sotto la pressione di una spesa monstre per il personale: oltre 1,6 miliardi l’anno, complessivamente, per
gli stipendi dei dipendenti che hanno superato quota ventimila (la Lombardia ne
ha un quarto) e per gli assegni dei 16 mila pensionati che in Sicilia sono
tutti a carico del bilancio. Senza contare lo spudorato numero dei forestali,
oltre 26 mila, e dei formatori professionali, ottomila, la metà dei quali
assunti a ridosso delle due ultime campagne elettorali. Se si contano anche i
dipendenti della Sanità, che grava per metà sulle casse della Regione, e una
vasta categoria di precari a vario titolo, la cifra complessiva dei siciliani a foglio paga della Regione
sale a 144.147".
L’amico
che mi aveva richiamato nei giorni scorsi per il “chiodo, fisso” con cui sul Blog-contessioto da
qualche annetto denunciavo la deriva pericolosa pd-mpa, adesso mi guarda con
curiosità, come per capire cosa può capitare. Ammette che sì, la Sicilia somiglia alla Grecia o, come adesso
ammette lui, è la Grecia che somiglia alla Sicilia (è stata qui la Magna Grecia, dice).
Mi
dice che pure il presidente di Confindustria Sicilia Ivan Lo Bello ha puntato
il dito sui cosiddetti «residui attivi» messi in bilancio dal governo Lombardo,
crediti –come scrivevo sul Blog-contessioto- difficilmente esigibili, anzi inesigibili, per un
totale di 15 miliardi; falso in bilancio “stupido e puerile”, per far quadrare i conti:
"Fra questi ci sono pure 50 milioni di
euro attesi da qualche lustro come «provento della vendita di oggetti
sequestrati durante le battute di caccia» o 387 milioni invocati dal 1980 come
rimborso per le calamità naturali di quell’anno. Tutti sanno che quei soldi non
arriveranno più, ma meglio far finta di niente. E ora pesano come macigni quei
17 miliardi di passività, cui sommare il debito da 1,3 miliardi negli Ato
rifiuti e quello da 800 milioni nelle partecipate in cui non sono mancate le
assunzioni di amici e parenti dei politici.
E aumenta l’indebitamento nei
confronti delle banche, salito a oltre 5 miliardi".
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