Lo scudo penale
1Che cos’è lo scudo penale?
È uno strumento che non protegge i medici dalle cause intentate dai pazienti ma impone al giudice, in occasione dell’accertamento della colpa e della sua gradualità, di tenere conto di alcune circostanze: scarsità delle risorse umane e di materiali, carenze organizzative (se non evitabili da parte del professionista), mancanza o limitatezza di conoscenze scientifiche disponibili, concreta disponibilità di terapie adeguate, complessità della patologia, ruolo svolto in caso di cooperazione multidisciplinare, situazione di urgenza o emergenza, elementi che caratterizzano il grado della colpa.
2Il medico è non punibile?
No, è confermato il fatto che le lesioni e l’omicidio colposo commessi nell’esercizio dell’attività sanitaria siano puniti secondo le norme del codice penale, articoli 589 e 590. In quei casi, però, qualora la condotta risulti conforme alle linee guida delle società scientifiche e alle buone pratiche assistenziali, purché adeguate al caso concreto, la punibilità è limitata alla colpa grave.
3Cos’è la colpa grave?
La legge non la definisce, come invece aveva tentato di fare la Commissione Nordio, presieduta da Adelchi d’Ippolito, incaricata il 28 marzo 2023 di approfondire le problematiche relative alla colpa professionale medica.
4Rimane il risarcimento del danno?
I criteri ai quali il giudice civile deve ritenersi vincolato per l’accertamento della colpa o del suo grado sono gli stessi attualmente in vigore. Il medico in caso di problemi tecnici di «speciale difficoltà», cioè nel caso di imperizia, non ne risponderà a meno che non ci siamo stati dolo o colpa grave (articolo 2236 codice civile).
5Lo scudo penale esiste già?
Sì, è una misura introdotta nell’aprile 2022 e prorogata con successivi decreti, prossima scadenza il 31 dicembre 2025. Ma era una tutela temporanea, non strutturale come chiedevano i sindacati medici. La legge delega invece impegna il governo a riscrivere le norme che disciplinano le professioni sanitarie e la responsabilità professionale, sarà attuata con successivi provvedimenti entro il 31 dicembre 2026.
6Qual è l’obiettivo?
Limitare il fenomeno della medicina difensiva, praticata dai medici per proteggersi da facili denunce, rischio che li induce a prescrivere esami costosi, spesso inutili e con effetti negativi sulle liste di attesa per interventi chirurgici e esami diagnostici. La medicina difensiva costa in media 11 miliardi l’anno.
7Quante sono le denunce contro i medici?
Circa 15 mila l’anno, ma è una sottostima. Secondo il sindacato Anaao-Assomed, solo il 3% dei procedimenti giudiziari si conclude con una condanna. Un medico su tre afferma di essere stato citato in giudizio (civile o penale). I più bersagliati sono ginecologi, cardiochirurghi, chirurghi generali, ortopedici.
8Come reagisce la categoria?
Guido Quici (Cimo, ospedalieri): «Accogliamo con cauta soddisfazione. Nel testo è assente la definizione di colpa grave, c’è il rischio che in caso di contenzioso non cambi nulla». Filippo Anelli, Federazione ordini medici: «Bene restituire la serenità ai camici bianchi».

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